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La storia

Frasi contro i nomadi, Formaggio condannato: volontario in ambulanza

Joe Formaggio come Silvio Berlusconi. No, il consigliere regionale di Fratelli d’Italia per ora non è candidato per il Quirinale. L’analogia è un’altra: anche a lui tocca in sorte, come al leader di Forza Italia otto anni fa, l’affidamento ai servizi sociali. «Confermo: la mia messa alla prova durerà un anno e ho già cominciato». Lui l’ha presa sportivamente: «I fatti risalgono più o meno a sei anni fa, sa, allora ero un po’ discolo. Non contesto la decisione dei giudici: per la legge ho sbagliato e quindi è giusto che paghi». E il conto è “salato”. Perché ai tempi in cui era “discolo” nella sua personalissima crociata contro i nomadi si è fatto prendere troppo la mano. 
«Il principio di tutto fu quell’insegna di divieto di sosta per i nomadi che misi all’ingresso di Albettone, di cui ero sindaco». E il crescendo rossiniano di dichiarazioni colorite, per usare un eufemismo, ha fatto il resto. «Si è mossa la Procura per istigazione all’odio razziale e dal tribunale di Vicenza la palla è passata a quello di Milano perché la trasmissione radiofonica “La Zanzara”, durante la quale ho fatto talune affermazioni, viene trasmessa da lì». Arriva la condanna in sede civile, ma c’è pure il processo penale che porta, appunto, all’affidamento ai servizi sociali. E, se alla fine del percorso la valutazione sarà positiva, la fedina penale rimarrà intonsa. 
Lui, Formaggio, si è messo di buzzo buono e l’ultima domenica di novembre si è presentato puntuale al suo primo giorno di servizi sociali. A Lonigo. «Quando mi hanno visto arrivare alla Sogit, che si occupa in particolare del trasporto in ambulanza per chi ne ha bisogno e dell’assistenza sanitaria durante le manifestazioni, si sono stupiti: “Che ci fai qui?”, mi hanno detto. “Per un anno sono dei vostri”, ho risposto». 
Lo stupore ci sta tutto, l’uomo è conosciuto e non capita tutti i giorni che un consigliere regionale si presenti per ordine del tribunale. Ma lui non fa un plissé, tutt’altro: «Sono contento di fare questa esperienza di volontariato. Quando ti ritrovi a fianco di persone che fanno del bene, che aiutano gli altri, c’è solo da imparare. Dare una mano a chi ne ha bisogno è tempo ben speso. Io vedo sempre il bicchiere mezzo pieno». E così, Formaggio per il prossimo anno si dividerà tra il suo lavoro di dirigente d’azienda, quello di consigliere regionale e le sue quattro ore settimanali di messa alla prova, cui se ne aggiungerà un’altra decina alla Caritas o al Mezzanino in città. 
«Ecco, l’unica cosa che trovo assurda è che siano stati fatti due diversi processi per la medesima cosa e che la decisione della messa alla prova arrivi dopo sei anni. Per il resto, non ho nulla da obbiettare». 
Ma di quelle affermazioni si è pentito? «Ho usato dei toni sbagliati, troppo sopra le righe. Però non credo sia stato sbagliato aver sollevato un problema che esiste ed è chiaro che quando sento alcuni episodi, come quello del carabiniere fuori servizio aggredito martedì da due giovani nomadi che stavano tentando di rubare un furgoncino fuori dal centro commerciale Palladio, un po’ di incazzatura mi viene. Io ho subito processi, pagato multe, e poi c’è chi continua a delinquere indisturbato». 
Detto questo, «certe affermazioni oggi non le rifarei. Sono diventato quasi un moderato». Tale e quale a Berlusconi. 

 

Roberta Labruna

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