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Arzignano

Ha ammazzato il padre: condannato all’ergastolo

La Corte d’Assise ha inflitto la pena massima per il giovane che uccise il genitore
La condanna: accolta la richiesta della procura, ergastolo per Raoul Singh
La condanna: accolta la richiesta della procura, ergastolo per Raoul Singh
La condanna: accolta la richiesta della procura, ergastolo per Raoul Singh
La condanna: accolta la richiesta della procura, ergastolo per Raoul Singh

Ha ucciso suo padre e merita l’ergastolo. È la decisione presa ieri pomeriggio, dopo 5 ore e mezza di camera di consiglio, dalla Corte di Assise presieduta da Roberto Venditti (giudice a latere Giulia Poi), che ha inflitto la pena massima a Raoul Singh, 20 anni, nato in India.

Il giovane secondo la giuria popolare ha ammazzato volontariamente a coltellate il padre Arvinder, 49, nella sua abitazione di via Tagliamento ad Arzignano il 19 agosto di tre anni fa. Accolta in toto la richiesta della procura, con il pubblico ministero Serena Chimichi, che aveva coordinato le indagini dei carabinieri della compagnia di Valdagno. Attonita la difesa, che con gli avv. Giuseppe Viggiani e Stefania Pattarello annuncia ricorso in Appello. Il killer, con il viso tirato, dopo la sentenza ha cercato di consolare la mamma e la sorella, che l’hanno ascoltata in lacrime. 

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Il processo

Nella sua lunga requisitoria, il magistrato, spesso affiancato in aula dal maresciallo Testa, aveva ripercorso tutta la fase dibattimentale ribadendo quelle che secondo la procura erano state le contraddizioni in cui erano caduti il giovane imputato e anche la madre. Raoul aveva simulato di essere stato aggredito dal padre prima di ucciderlo. «Perché l’imputato ha cambiato l’impugnatura del coltello da “spada” a “pugnale” se il suo intento era solo quello di difendersi dal padre?», aveva osservato il pm davanti all’Assise. Che poi aveva aggiunto: «Entrambi (riferendosi a Raoul e alla madre che si sarebbe trovata anche lei nell’appartamento al momento del delitto ndr) contemporaneamente avrebbero potuto fuggire, quantomeno dopo il disarmo della vittima». L’imputato ha sempre sostenuto di avere agito per legittima difesa (sua e della madre) esasperato dai continui atteggiamenti violenti del papà, un abituale assuntore di alcol, che era stato denunciato pochi giorni prima per maltrattamenti in famiglia. 

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L'indagine

Raoul nella fase preliminare dell’indagine sull’omicidio, era stato inizialmente scarcerato dal tribunale del Riesame per legittima difesa salvo poi venire nuovamente arrestato; gli inquirenti, come aveva ribadito in aula il pm, si sono convinti che il giovane abbia realizzato una messa in scena per dimostrare che il padre era un violento e che lo aveva aggredito, così da giustificarne l’omicidio. 

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Le incongruenze

Raoul ha invece sempre dato una versione differente ricordando di essere stato colpito dal padre in più occasioni e che Arvinder gli aveva anche provocato una frattura. All’Assise i legali del ragazzo avevano chiesto fossero riconosciute nei confronti dell’imputato le attenuanti generiche nonché l’eventuale attenuante legata alla provocazione. Gli avvocati nella loro arringa avevano ripercorso tutte le fase processuali soffermandosi in particolare sul giorno in cui Arvinder Singh (era l’11 agosto 2020) avrebbe aggredito (armato di coltello) la figlia. Un episodio che avrebbe fatto precipitare il già precario equilibrio in cui si trovava la famiglia e su quello che ha preceduto il delitto; analizzando poi le fasi dell’omicidio. «La condotta di Raoul è stata esemplare, anche in carcere. Poteva rimanere in India se avesse voluto, invece è tornato per affrontare il processo». Più critica, verso le istituzioni, l’avvocata Pattarello: «Dopo l’episodio dell’11 agosto la famiglia si era rivolta alle forze dell’ordine e alla magistratura. Se ci fosse stato un loro intervento più rapido e immediato tutto questo forse non sarebbe mai successo».
Ieri, dopo la notizia dell’ergastolo, si sono detti stupefatti: «Rispettiamo la decisione e attendiamo le motivazioni. Ma si tratta di una sentenza non corretta e soprattutto non equilibrata, considerata la giovane età dell’imputato e la sua vicenda di vita». Per la Corte non fu una legittima difesa, anzi: fu un omicidio volontario che vale il carcere a vita. 

 

Diego Neri

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