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Vicenza

Via la clausola
antifascista
Ed è polemica

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Il consiglio comunale ha dato il via libera all'eliminazione della clausola antifascista. FOTO ARCHIVIO
Il consiglio comunale ha dato il via libera all'eliminazione della clausola antifascista. FOTO ARCHIVIO
Il consiglio comunale ha dato il via libera all'eliminazione della clausola antifascista. FOTO ARCHIVIO
Il consiglio comunale ha dato il via libera all'eliminazione della clausola antifascista. FOTO ARCHIVIO

È stato ratificato ieri sera dal Consiglio comunale di Vicenza il nuovo regolamento per il Canone di occupazione degli spazi pubblici (Cosap) in cui viene abolita la clausola antifascista, introdotta dalla precedente amministrazione di centrosinistra. La proposta era stata presentata dall’assessore al commercio, Silvio Giovine, della lista di centrodestra Idea Vicenza.

 

Il nuovo regolamento prevede la concessione a chi «dichiara di riconoscersi nei principi e valori fondamentali della Costituzione Italiana e dello Statuto Comunale, e di ripudiare ogni forma di totalitarismo e di condannare l’uso della violenza a fini politici». La decisione, che già in fase di delibera aveva suscitato polemiche, è stata nuovamente criticata dalla segretaria provinciale del Pd, Chiara Luisetto, secondo cui «abolire questa clausola significa riportare indietro le lancette ad un passato cupo e violento. Proprio chi dice, come fa l’Assessore Giovine, che il fascismo è roba vecchia e si fa beffe delle minoranze che chiedono un doveroso rispetto, sta consapevolmente ponendo le basi perchè nuove forme di quel pensiero buio si riaffermino», e ricorda il lancio di una molotov alla sede del Pd, lo scorso 25 aprile, e la comparsa di scritte neonaziste nella località di Torrebelvicino.

 

«Una vergogna e un brutto segnale, tanto più in un momento storico particolarmente delicato come quello che viviamo». Così Achille Variati, sottosegretario all’Interno ed ex Sindaco di Vicenza, commenta la scelta dell’Amministrazione comunale vicentina di abolire la cosiddetta «clausola antifascista», approvata durante la sua sindacatura. In pratica, la norma regolamentare imponeva a chi facesse richiesta di concessioni di spazi pubblici per attività politiche e sociali (non commerciali) di sottoscrivere una dichiarazione di ripudio del fascismo, in nome dei valori della Costituzione italiana. «Così - osserva - il regime fascista razzista, liberticida e guerrafondaio viene riabilitato dall’Amministrazione vicentina e dalla sua maggioranza, in spregio alla storia e ai valori democratici. Per strizzare l’occhio a poche frange di sostenitori estremisti, si getta vergogna sulla storia di Vicenza, città medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza. Ed è ancora più preoccupante e doloroso che questo accada proprio mentre in tutto il mondo centinaia di migliaia di persone protestano pacificamente contro il razzismo e le discriminazioni che ancora permeano la nostra società».

«La cosiddetta clausola antifascista - ricorda Variati - era un modo simbolico e assieme concreto di contrastare l’onda crescente di manifestazioni e di altre forme di presenza pubblica, spesso provocatoria, da parte di soggetti e movimenti che rifiutano di condannare o rigettare il fascismo. Quei movimenti prosperano nella tolleranza che la società democratica ha anche verso gli intolleranti, e rigettano valori fondativi della nostra Costituzione e del vivere civile. Togliere ora quella clausura significa fare un passo indietro quando invece bisogna mantenere ancora più alta la guardia».
 

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