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La tragedia in strada Lobia

«Davide non doveva andare a Jesolo: voglio giustizia»

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Le lacrime di Ibiza ricordando Davide Pilotto. COLORFOTO
Le lacrime di Ibiza ricordando Davide Pilotto. COLORFOTO
Le lacrime di Ibiza ricordando Davide Pilotto. COLORFOTO
Le lacrime di Ibiza ricordando Davide Pilotto. COLORFOTO

La sua bellezza, che apparentemente dovrebbe renderla sicura e "distante", difficilmente raggiungibile, in realtà non riesce a nascondere tutta la fragilità dei suoi 21 anni. Soprattutto in un momento come questo in cui il dolore è talmente forte e arrivato così improvviso che la realtà, quella che arriverà, nemmeno riesci a percepirla. Ibiza Altea, racconta il "suo" Davide Pilotto, morto all'alba di mercoledì a seguito di un drammatico incidente stradale in strada Lobia, a Vicenza, seduta accanto al papà e di fronte a due amiche. Il piccolo Angel Gabriel, sei mesi, è seduto sul passeggino. Dorme. «Con Davide eravamo tornati insieme - comincia Ibiza allargandosi in un sorriso - anche se in realtà noi due non ci siamo mai davvero allontanati. Ci conoscevamo da tre anni. La nostra storia è stata un po' complicata, però siamo sempre stati molto uniti. Avevamo tanta complicità».

 

 

Ibiza torna indietro di qualche giorno, prova a ricostruire: «Davide a Jesolo non doveva nemmeno andarci. Doveva uscire e stare solo qui in città. Ma le amiche gli avevano chiesto di andare e lui non sapeva dire "no". Adesso io ho rabbia: tanta rabbia nei confronti di quelle ragazze. Rabbia contro il destino. Di una cosa sono sicura e convinta: del fatto che il mio Davide non si fosse messo alla guida ubriaco. Questo è escluso. Quando guidava non beveva mai. E poi ho anche rabbia per tutti i progetti che avevamo e non possiamo più fare insieme». Poi Ibiza ripensa al momento in cui ha ricevuto la notizia della morte di Davide. E il suo sorriso si chiude nelle lacrime: «Erano le sette di mattina, mi ha svegliata la telefonata della mamma di Davide. Mi ha detto che aveva avuto un incidente. Che non ce l'aveva fatta. Ho creduto a uno scherzo. Ho creduto che tutto crollasse. Semplicemente non potevo crederci. Di fatto non riesco a crederlo nemmeno adesso. Non so, spero, come in quei film di fantascienza che cada un fulmine che riporti il mondo di prima. Che Davide si svegli. Che torni qui da me. Che adesso invece sono rimasta sola con il mio, il nostro, bambino. Sarò forte per lui. Per stargli accanto, per non fargli mancare mai niente. Qualcuno ha stabilito di mettermi alla prova, ma sono e sarò forte».

 

 

Mentre Ibiza parla, Angel Gabriel si sveglia: «Davide era così fiero di suo figlio. Mi è stato vicino per tutto il tempo del travaglio. Ha portato tutta la sua squadra di calcio a vederlo. Quando è nato ha esultato come dopo una vittoria. È stato tutto bellissimo. Come lo sarebbe stata la nostra vacanza in Sardegna e poi il viaggio a Firenze e Roma. Noi tre, insieme». «Adesso voglio dire un'ultima cosa - aggiunge Ibiza -. Io voglio sapere cosa è accaduto e se qualcuno ha sbagliato, se quel ponte doveva essere sistemato, se c'era qualcosa sulla strada che non andava, io voglio giustizia. Chi dovesse avere sbagliato dovrà pagare. Fino in fondo». 

 

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