Fuga in città durante il lockdown. Non un titolo di qualche pellicola discutibile, ma il fenomeno andato in scena tra marzo e maggio ai confini del capoluogo berico. Un fenomeno che non si vede a occhio nudo, ma che va scovato nei report mensili dell’anagrafe comunale. Lì ci sono alcuni dati che parlano chiaro e che sono in controtendenza rispetto agli altri mesi: nel periodo in cui la regola (o meglio sarebbe dire l’obbligo) era di fatto “stare nella propria casa” si è registrato un boom di cambi di residenza con direzione Vicenza. Tra marzo e maggio oltre un migliaio di persone hanno scelto di vivere o comunque di trasferirsi ufficialmente nella città del Palladio e poco più di cinquecento vicentini, invece, hanno scelto di compiere il percorso inverso. Ma per quale motivo nei mesi del blocco totale si è registrato un boom di trasferimenti di residenza nel capoluogo berico? Tra le risposte dev’essere considerato il fattore prima/seconda abitazione. Avere una residenza "fittizia" poteva costare caro in tempi di lockdown, quando i controlli erano serrati, sgarrare era rischioso e le autocertificazioni con indicata la residenza erano il pane quotidiano.