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«Umiliata davanti ai figli Dovevo vedere film porno»

Sono tanti i casi di maltrattamenti in famiglia indagati dalla procura
Sono tanti i casi di maltrattamenti in famiglia indagati dalla procura
Sono tanti i casi di maltrattamenti in famiglia indagati dalla procura
Sono tanti i casi di maltrattamenti in famiglia indagati dalla procura

Una vita coniugale degenerata, con una escalation di episodi violenti che avevano coinvolto anche i figli minori. «Le cose tra di noi andavano male - spiega la donna quarantenne - mi umiliava in continuazione, e nonostante questo mi domandava insistentemente di avere rapporti sessuali, anche alla presenza del nostro figlio più piccolo nel letto matrimoniale. Mi obbligava a vedere film pornografici nonostante mi opponessi. Quando beveva era intrattabile e violento». Fu così che un giorno di aprile, due anni fa, l’uomo le avrebbe urlato con tutto il disprezzo che aveva in corpo: «Ti uccido, ti spezzo le gambe, sei una...». È la narrazione di una vita matrimoniale di sofferenze psicologiche e morali culminata in presunte e insistite violenze, quella che ha spinto la procura della Repubblica di Vicenza a chiedere il rinvio a giudizio di A.C., 43 anni, di Valdagno (le iniziali sono a tutela dei figli minori altrimenti identificabili), difeso dagli avvocati Maurizio Landelli e Chiara Grasso di Udine, con le accuse di maltrattamenti aggravati e lesioni. Gli ultimi tre anni della vita coniugale, prima della separazione avvenuta nel 2018, erano stati quello che si dice un inferno tra le pareti domestiche. Soprattutto perché l’uomo annegava nell’alcol le sue frustrazioni e, quando beveva, tornava a casa trasformandosi nel classico padre-padrone. «Le aggressioni verbali ri ripetevano, con insulti e minacce anche di morte - riferì ai carabinieri la vittima, che all’udienza preliminare si è costituita parte civile con l’avvocata Elena Peron di Montecchio Maggiore - e mio marito mi rivolgeva espressioni irripetibili che mi creavano forti sofferenze». La donna una sera avrebbe voluto uscire con le amiche a cena, ma il marito non glielo avrebbe permesso. «Mi prese per il collo - racconta angosciata - impedendomi di andare, mentre in un’altra occasione quando rientrai mi schiaffeggiò urlandomene di tutti i colori». Era il 20 febbraio 2015 quando il marito l’avrebbe colpita con calci e pugni su tutto il corpo, anche alla testa, provocandole un trauma contusivo cervicale, come constatarono i medici dell’ospedale San Lorenzo che la giudicarono guaribile in sette giorni. Il grave episodio avvenne alla presenza dei figli piccoli che spaventati cominciarono a piangere. L’avvocato Peron ha depositato i certificati sanitari del pronto soccorso che provano le lesioni subite dalla vittima, la quale costituendosi parte civile davanti al gup Barbara Maria Trenti, ha chiesto danni per 20 mila euro. Le indagini condotte dal sostituto procuratore Maria Elena Pinna hanno delineato un quadro indiziario pesante a carico di A.C. che, roso anche dalla gelosia, quando l’alcol faceva venire meno i freni inibitori, avrebbe alimentato in casa un clima di terrore dando il peggio di sé. Uno degli ultimi episodi sarebbe successo il 17 novembre 2017, quando l’uomo l’avrebbe spinta con forza contro una parete di casa, facendo cadere sul pavimento anche la figlia più piccola. Anche in quella circostanza la moglie si procurò una contusione lombo-sacrale che fu diagnosticata al San Lorenzo con una prognosi di sette giorni. «Chiedo la sua punizione perché non è giusto che un marito si comporti in questa maniera - conclude la vittima - perché il terrore, l’ansia, la prostrazione e l’avvilimento sono diventati quotidiani compagni di vita per troppo tempo. Io e i miei figli non ce la facevamo più». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ivano Tolettini

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