<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Sos della parrocchia «Il teatro cade a pezzi»

L’esterno del teatro parrocchiale della frazione di Novale. MOLINARI
L’esterno del teatro parrocchiale della frazione di Novale. MOLINARI
L’esterno del teatro parrocchiale della frazione di Novale. MOLINARI
L’esterno del teatro parrocchiale della frazione di Novale. MOLINARI

«Salviamo il teatro di Novale». Non è la prima volta che dalla frazione si alza quest’appello, ma ora è diventata una corsa contro il tempo. Il vecchio teatro parrocchiale sta cadendo a pezzi e se l’intervento non sarà tempestivo potrebbe essere perso un testimone della storia valdagnese. A cercare di accendere i riflettori sull’edificio, nel tentativo di non perdere gli ultimi tratti neoclassici e liberty, sono l’archivista volontario Piero Sanmartin, Renato Bicego che già all’inizio degli anni Novanta, era impegnato nell’impresa e Margherita Guiotto, presidente della cooperativa cattolica agricola operaia. Per restaurare l’edificio che risale ai primi del Novecento ci vorrebbero molti euro che mancano nelle casse della parrocchia di San Paolo apostolo guidata da don Vincenzo Faresin. E allora l’unica via è lanciare un appello a qualche mecenate o a qualcuno che sia disponibile ad aiutare a trovare sovvenzioni. «Il sogno sarebbe averlo a disposizione, ma ci accontenteremmo di non vederlo scomparire -hanno spiegato i tre parrocchiani-. Gli interventi che servirebbero per rimetterlo in sesto sono radicali: dal rifacimento del tetto, al controllo della stabilità delle strutture in muratura fino alla messa a norma di tutti gli impianti». E se dall’esterno, arrivando dal centro città, le condizioni in cui viene accolto il passante dal teatro “Fede e scienza” sono già a colpo d’occhio gravi, solo all’intero ci si rende conto del suo stato di salute. Si sta perdendo un soffitto interamente affrescato dallo scledense Vittorio Puppin e i voli degli amorini tra i festoni con motivi floreali sono interrotti da parti del controsoffitto di arelle crollate a terra per infiltrazioni dalla copertura, mentre il pavimento non esiste più. «Oggi è utilizzato come deposito -hanno aggiunto i tre volontari-. Dentro ci sono ad esempio i pezzi della mostra sulla cultura cimbra che era stata allestita all’oratorio nel 2012. Un’idea per riutilizzare questo luogo sarebbe proprio quella di creare un’esposizione permanente sui cimbri. Ma potrebbe valere anche come sala polifunzionale come quella realizzata nella frazione di Piana. In realtà sarebbe sufficiente avere il grande spazio a disposizione. La frazione e i suoi abitanti hanno una tradizione di mostre. Allestirle nella palestra dell’oratorio, dove in passato abbiamo ricostruito il villaggio cimbro o la trincea della Grande Guerra, è sempre più difficile perchè ci vogliono mesi di lavoro e in quel locale si allenano più di 300 ragazzi». Insomma l’obiettivo oggi è non vederlo cadere a pezzi come sta succedendo. Il primo tentativo di intervenire è stato nel 1992 con un progetto di riqualificazione del teatro che prevedeva 150 posti a sedere su due piani. «Allora c’era la possibilità di ottenere finanziamenti con la legge Veltroni - concludono Sanmartin, Bicego e Guiotto - ma in quel momento il parroco che stava seguendo il progetto è stato trasferito e non si è proseguito, poi nel 2006 c’è stato un secondo tentativo di trovare sovvenzioni. Bisognava però partire da una base economica a disposizione e in quel momento non c’era». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Veronica Molinari

Suggerimenti