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«Nostra figlia violentata in modo terribile»

La giovane aveva 15 anni quando avrebbe subito le violenzeLa vicenda è finita nelle aule giudiziarie. Nella foto il tribunale
La giovane aveva 15 anni quando avrebbe subito le violenzeLa vicenda è finita nelle aule giudiziarie. Nella foto il tribunale
La giovane aveva 15 anni quando avrebbe subito le violenzeLa vicenda è finita nelle aule giudiziarie. Nella foto il tribunale
La giovane aveva 15 anni quando avrebbe subito le violenzeLa vicenda è finita nelle aule giudiziarie. Nella foto il tribunale

«Dentro abbiamo una ferita grande. Che non si chiude. Il pensiero va sempre lì. Torna sempre su quanto è successo a nostra figlia. Il dolore per quello che le hanno fatto è grande. Si sono presi la sua verginità violentandola». I genitori della sedicenne che ha denunciato la sua migliore amica, la 31enne Elisa Faggion, e altri due uomini, i marocchini Nadir El Fettach, 27 anni di Arzignano, e Zahir Es Sadouki, 28, di San Bonifacio, di averla stuprata, ripetutamente, per un intero fine settimana nell’ottobre, scorso, parlano con estrema lucidità. Il loro non è uno sfogo carico di odio. No. I loro sguardi trattengono a fatica un dolore che da settimana li sta scavando dentro, e che non avrebbero mai voluto vivere. «Mia figlia non meritava di perdere la verginità in quel modo - riprende la mamma -. Doveva accadere in un momento magico. Un momento da ricordare per tutta la vita con la bellezza che solo certe esperienze possono lasciare. Per questo ho tanta rabbia. Ho tantissima rabbia come mamma e come donna. Chi ha fatto certe cose a mia figlia non merita niente. Merita solo di marcire in galera». Ora la magistratura si occuperà di accertare le responsabilità. Di chi sono. Chi e nel caso quanto dovrà pagare. Se verranno effettivamente accertate le responsabilità che oggi l’accusa avanza. Ma, al di là, delle aule di giustizia, degli interrogatori e delle prove; una cosa certa è che al centro del caso non è finita una “lolita” frivola alla ricerca di avventure estreme. Nel vortice è stata scaraventata una ragazzina dalla vita complicata. Bullizzata sin dalle medie, forse dalle elementari. Evitata; schivata; allontanata. Sempre. Da tutti. E che un giorno ha incontrato una ragazza più grande, Elisa, che per una volta non solo l’ha difesa, ma è sembrata interessarsi a lei. Per una volta non si è più sentita invisibile. «In questi giorni leggiamo messaggi in cui veniamo accusati, di avere lasciato nostra figlia al suo destino - continuano i genitori dell’adolescente -. Ci chiedono perché ci siamo fidati di quella ragazza. Beh, perché non avremo dovuto farlo? Elisa l’aveva difesa dall’ennesimo attacco di bullismo, si era dimostrata attaccata a lei. Sembrava una buona amica. Quasi una sorella. Era stata già altre volte a casa sua e lei, Elisa, anche da noi. Volevamo nostra figlia si divertisse? Sì, lo volevamo. Che male c’è. Volevamo si divertisse in modo pulito, uscendo finalmente dalla sua solitudine. Eravamo contenti perché la vedevamo un po’ serena. Felice. Quando erano insieme, lei ed Elisa, non avevano mai uomini attorno, solo altre ragazze, altre amiche. Vedevamo nostra figlia contenta e lo eravamo anche noi. Il suo sorriso era anche il nostro». Mamma e papà, difesi dall’avvocato Sonia Melissa Negro, parlano e forse in più di un momento vorrebbero lasciarsi andare. Ma non lo fanno. Anche se rabbia e dolore non smettono di tormentarli. Entrambi non sono di origine italiana. Sono arrivati dall’Est Europa negli anni ’90. Ma i loro figli sono nati qui. Italiani. Vicentini. In una famiglia di lavoratori. Persone silenziose. Dignitose. Di principi solidi. «Se solo avessi avuto anche solo il minimo dubbio che Elisa potesse organizzare uscite con ragazzi avrei immediatamente chiuso ogni rapporto con quella donna. Avrei immeditamante proibito a mia figlia di rivederla», ripete senza la minima esitazione il papà della sedicenne. «Adesso quelle persone devono pagare - continuano i due genitori -. Sappiamo che nessuna condanna potrà risarcire nostra figlia del bene più prezioso che le hanno preso. Però una giustizia ci deve essere. Per forza. Non possono passarla liscia. Noi adesso dobbiamo concentrarci su nostra figlia. Dobbiamo reagire nel dolore. Dimostrarci forti, anche per lei. Che adesso è più spaventata di prima. Ha paura non solo degli uomini, ma anche delle donne perché chi l’ha violentata con più forza è stata proprio Elisa. Sappiamo che dovremo fare un lavoro molto lungo. Che ci aspetteranno momenti molto difficili anche drammatici». Perché la ricostruzione, della personalità di un’adolescente già ferita e fragile, ora rischia di essere ancora più complessa. «Il mio più grande rammarico, come mamma, è di non avere mai visto mia figlia serena. In sedici anni ha dovuto affrontare prove terribili: il bullismo a scuola, sin da quando era piccola. Sempre messa ai margini, e perché? Per il suo aspetto? Ha dovuto subire attacchi terribili. Ha vissuto nell’indifferenza. Nell’emarginazione. E quando finalmente sembrava avesse trovato un raggio di luce, è stata tradita nella maniera più terribile. Non se lo meritava. Scalare anche questa salita sarà un’impresa». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Matteo Bernardini

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