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Le moto devastano i sentieri nei boschi

Un sentiero solcato dalle moto: un mulo dell’associazione “Ciuchinando” fatica a percorrerlo.  MOLINARIUna moto in un bosco.  ARCHIVIO
Un sentiero solcato dalle moto: un mulo dell’associazione “Ciuchinando” fatica a percorrerlo. MOLINARIUna moto in un bosco. ARCHIVIO
Un sentiero solcato dalle moto: un mulo dell’associazione “Ciuchinando” fatica a percorrerlo.  MOLINARIUna moto in un bosco.  ARCHIVIO
Un sentiero solcato dalle moto: un mulo dell’associazione “Ciuchinando” fatica a percorrerlo. MOLINARIUna moto in un bosco. ARCHIVIO

Una convivenza sempre più difficile che rischia di degenerare. C’è chi copre le targhe e chi addirittura prima di mettere in moto la targa la lascia a casa per non farsi identificare. A testimoniare che i boschi dell’alta Valle dell’Agno diventano, soprattutto nei fine settimana, circuiti di enduro sono gli addetti della montagna e chi della vita all’aria aperta ne ha fatto un mestiere. Da Castelvecchio all’area che da Muzzolon porta al passo Zovo, passando per la chiesetta del Mucchione fino a Civillina, i sentieri sono «arati dagli pneumatici artigliati che con le piogge diventano impraticabili anche per i motociclisti che a quel punto si spostano andando a rovinare altri percorsi». Questa la voce di Renato Frigo, coordinatore delle sezioni vicentine del Cai e presidente veneto: «La presenza dei motociclisti nei boschi sta diventando un problema enorme e non ci sono sufficienti controlli, perché le forze dell’ordine sono a ranghi ridotti e con troppe incombenze per occuparsi di questo in modo sistematico come sarebbe necessario. Si è creata una sorta di immunità in barba al divieto regionale di percorrere con mezzi motorizzati le strade silvo pastorali. In alcuni casi ci sono state anche reazioni violente quando si è fatto notare che sono fuori legge. Per questo ho chiesto ai soci di non intervenire mai. Poi c’è il problema dei ciclisti improvvisati con le e-bike che, soprattutto in discesa, raggiungono velocità elevate e non prestano attenzione». La ricerca di una soluzione sta diventando urgente per chi lavora con il territorio e per il suo rilancio. Sul versante di Castelvecchio, per Giampaolo Tamiozzo dell’associazione “Ciuchinando”, che da anni accompagna bambini ed adulti in escursioni anche a dorso di mulo, «il problema è aumentato dopo aver ospitato il campionato triveneto di enduro. Il coprire le targhe o toglierle fa capire che sanno di essere in torto. Ci sono sentieri, come quello che da Castelvecchio porta al passo di Santa Caterina, con tratti che presentano abbassamenti anche di un metro e diventano pericolosi da percorrere in discesa soprattutto con i bambini. Capisco che i rider non hanno circuiti riservati e, di solito, quando li incontriamo durante una passeggiata si fermano lasciandoci passare e sono quasi in imbarazzo. Proprio per questo sarebbe necessario affrontare la questione per arrivare ad una pacifica convivenza». Stessa musica per Paolo Asnicar, guida alpina e operatore turistico: «Solo pochi giorni fa ho rischiato di essere investito. Molti non si fermano negli incroci e tirano dritto in velocità. Mentre con la disciplina del trial non si creano grossi danni e c’è collaborazione anche per la manutenzione, per l’enduro il problema si vede. Nelle strade sterrate del Civillina è un continuo via vai. Si potrebbe organizzare un tavolo di lavoro con tutte le associazioni. Il territorio è fragile e servono regole che devono essere rispettate da ogni categoria di amanti dell’aria aperta». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Veronica Molinari

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