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«Pfas, più attenzione alle discariche»

L’impianto di depurazione di Thiene, in località Santo. C’è attenzione sulla qualità delle acque.  ARCHIVIO
L’impianto di depurazione di Thiene, in località Santo. C’è attenzione sulla qualità delle acque. ARCHIVIO
L’impianto di depurazione di Thiene, in località Santo. C’è attenzione sulla qualità delle acque.  ARCHIVIO
L’impianto di depurazione di Thiene, in località Santo. C’è attenzione sulla qualità delle acque. ARCHIVIO

Che in fatto di acqua, scarichi e discariche non sia il caso di fare sonni tranquilli lo conferma l’affermazione di Alessandro Bizzotto di Arpav, in occasione della commissione allargata di Thiene, quando ha evidenziato che il punto più vulnerabile per la falda sono le discariche, su cui bisogna intervenire subito perché se il percolato non viene trattato le rende più fragili. Un gatto che si morde la coda, dal momento che ad oggi non esiste una norma che fissi dei limiti per gli scarichi aziendali, ed è proprio per questo che si batte il Comune di Thiene, annunciando una mozione per chiedere a Stato e Regione di colmare al più presto un vuoto normativo. LA COMMISSIONE. Non poteva non lasciare strascichi la commissione allargata sui pfas del 16 aprile. E se Abramo Tognato, del M5s, si lamenta per aver ricevuto come risposta troppi “non so”, l’assessore all’ambiente Andrea Zorzan assicura che l’attenzione è alta, ma la situazione è sotto controllo. L’OPPOSIZIONE «Non era l’acqua potabile all’ordine del giorno - lamenta Tognato - nessuno ha mai messo in dubbio la qualità dell’acqua che esce dai rubinetti. Non si è parlato invece di cosa succede dopo il depuratore, quando l’acqua parzialmente inquinata viene usata per irrigare i campi, insieme al compost proveniente dal trattamento dei fanghi che, in piccola parte, trattengono i pfas. Da quei campi arriva cibo per le nostre tavole, perché nessuno finora ha mai fatto un’analisi delle terre vicino allo scarico del depuratore?». Tognato denuncia anche il fatto che nel 2014, alla Tintess, sia stata rilevata da Avs, l’ente gestore dell’acqua, una presenza di sostanze inquinanti oltre i limiti imposti attualmente dalla Regione, ma che una verifica sugli scarichi sia stata fatta soltanto 31 mesi dopo. ZUCCHINE E PAURE. «Per evitare che la zucchina diventi l’elemento di preoccupazione - replica l’assessore all’ambiente Andrea Zorzan - vorrei ricordare che esiste una tabella della potabilità dell’acqua che indica in 30 nanogrammi litro la percentuale di tolleranza dei pfas. Questo significa che, per il solo parametro dei pfas, l’acqua del depuratore potrebbe essere bevuta e se la usiamo per irrigare è come se usassimo acqua potabile. L’obiettivo dell’incontro - ricorda - era eliminare ogni perplessità sul lavoro fatto dagli enti preposti e assicurare che questo è un territorio controllato. Tognato dovrebbe restare con i piedi nei dati. Se nel 2014, in tempi non sospetti, l’ente gestore dell’acqua ha mandato una nota all’azienda per segnalare livelli elevati di pfas, vuol dire che ha svolto il suo ruolo. La confusione - ammette Zorzan - nasce nel momento in cui si tenta di leggere i fatti del 2014 con gli occhiali di oggi, perché nel frattempo è cambiato il mondo. Ma alimentando il sospetto che la verdura coltivata in questa zona sia inquinata non si fa un servizio da buon amministratore. Nei giorni scorsi l’ufficio ecologia è stato bombardato da telefonate di cittadini che chiedevano se possono bere l’acqua. Questo allarmismo non fa bene a nessuno». Da questo a dire che l’assessore dorme sonni tranquilli, il passo è lungo: «Non posso certo dire di dormire tra due guanciali, sereno e felice - ammette Zorzan -. Non siamo in zona rossa e mi auguro di essere un amministratore attento. Per farlo occorre però avere delle regole che non sempre ci sono. Il tema è proprio questo: serve una norma, a livello nazionale o regionale, che imponga dei limiti agli scarichi e da Thiene partirà questa richiesta». IL COMITATO. «Il depuratore di Thiene non è fatto per depurare scarichi industriali e invece 87 aziende vi scaricano i reflui - denuncia il comitato Proteggiamo La.Ro.Sa. - ci chiediamo dove finiscono i pfas, considerato che, come hanno confermato Arpav e Viacqua, non ci sono mezzi per filtrarli. L’unica cosa che ci consola è il fatto che gli organi competenti dovranno continuare a monitorare la situazione, perché i cittadini non vogliono più subire passivamente. Noi, nel nostro piccolo, vigileremo». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Marialuisa Duso

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