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Eredità, il mistero degli 870 mila euro

Domenico, detto Luciano, Guardigli è morto all’ospedale di Santorso. Ora c’è un giallo sulla sua eredità
Domenico, detto Luciano, Guardigli è morto all’ospedale di Santorso. Ora c’è un giallo sulla sua eredità
Domenico, detto Luciano, Guardigli è morto all’ospedale di Santorso. Ora c’è un giallo sulla sua eredità
Domenico, detto Luciano, Guardigli è morto all’ospedale di Santorso. Ora c’è un giallo sulla sua eredità

Nella vicenda dell’eredità contesa di 700 mila euro e del figlio naturale che reclama di essere l’unico legittimato a succedere al padre Domenico Guardigli, detto Luciano, morto a 77 anni nel novembre 2014 all’ospedale di Santorso senza lasciare all’epoca discendenti diretti, è l’ora del secondo clamoroso colpo di scena. Si tratterebbe di un misterioso “libretto bancario nominativo” o qualcosa di simile che avrebbe avuto all’attivo 870 mila euro e di cui non si troverebbe traccia. Nonostante le ricerche fin qui svolte, anche da parte del curatore dell’eredità giacente, l’avvocato Cristina Zanini, incaricato dal tribunale perché in una prima fase i venti nipoti del de cuius non avevano accettato l’eredità. A rivelarlo è l’avvocato Giuseppe Bettanin, che tutela gli interessi di Alessandro De Marchi, il 49enne presunto figlio naturale di Luciano, che abitava a Thiene, e che ha avviato la causa per essere riconosciuto erede universale dell’ex operaio della “Forni Fiorini” di Marano. «Tutto è cominciato - spiega l’avvocato - quando un amico di Guardigli mi informò che qualche tempo prima che morisse lo aveva accompagnato al Lido di Savio di Ravenna, dove era proprietario di due appartamenti, perché voleva comprare un market. Mi disse che Luciano aveva una disponibilità importante per acquistare il negozio». Fu in quel contesto che saltò fuori il particolare degli 870 mila euro, di cui però fin qui non si troverebbe formale traccia. «É una questione sulla quale mi arrovello da tempo - spiega Bettanin - perché sono state date indicazioni che finora non hanno portato a una conclusione certa». Se si tratti di un libretto bancario nominativo, di un deposito titoli o di qualsiasi altro tipo di investimento rintracciabile, è al momento un giallo. L’avvocato Bettanin rivela di avere informato chi di dovere e di essere in attesa di una risposta. Sono stati attivati una serie di canali formali per risalire all’eventuale conto “dormiente” sul quale sarebbe appoggiato l’importante somma. Sempre che essa esista veramente. Tuttavia, nei giorni scorsi in tribunale a Vicenza davanti al giudice dell’eredità Marcello Colasanto si è svolta l’udienza alla quale oltre all’avv. Bettanin, in nome di Alessandro De Marchi che ha chiesto al tribunale di essere dichiarato figlio naturale mediante l’esame del Dna, ha partecipato anche l’avvocato Zanini per quello che in gergo si chiama il rendiconto del curatore. «Da quello che abbiamo appreso - aggiunge Bettanin - il curatore che è stato incaricato dal tribunale ha avviato una serie di ricerche circostanziate in varie direzioni, ma l’esito, da quello che abbiamo saputo, fin qui è stato negativo». Della questione l’avvocato Zanini non parla. Glielo impone il segreto professionale. Si limita a riferire che quello che aveva da dire lo ha spiegato al giudice. L’eredità lasciata da Guardigli si compone di una bifamiliare a Thiene, i due appartamenti al mare a Ravenna e contanti e titoli per 70 mila euro. «Considerando che il pensionato conduceva un’esistenza molto riservata e poco dispendiosa - sottolinea l’avv. Bettanin -, che aveva le entrate dei due affitti al mare e della pensione, ci saremmo in effetti attesi di trovare molto di più dei 70 mila euro in contanti, tenuto conto che ha vissuto fino a 77 anni». Se Alessandro De Marchi fosse riconosciuto come figlio naturale sarebbe l’unico erede e i venti nipoti rimarrebbero all’asciutto. «Per questo è importante che l’eredità resti sotto controllo del tribunale con la presenza del curatore che fin qui ha svolto ilruolo di garanzia. In attesa della definizione della causa di riconoscimento di paternità. Se fosse dispersa l’eredità, infatti, e un domani De Marchi fosse riconosciuto figlio naturale, rischierebbe di rimanere con un pugno di mosche», conclude Bettanin. Nel frattempo, le ricerche della misteriosa somma di 870 mila euro proseguono. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ivano Tolettini

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