Eredità contesa, casa del morto violata

Un’eredità contesa del valore di 700 mila euro tra immobili, titoli e contanti: è quella lasciata dal thienese Domenico Guardigli, detto Luciano, morto celibe a 77 anni il 20 novembre 2014, dopo essere stato fino alla pensione un apprezzato tecnico in un’azienda di Marano. Poi c’è un figlio naturale, Alessandro De Marchi, 49 anni, di Arcugnano, che ha avviato la causa per l’accertamento della paternità perché reclama di essere il legittimo erede. Ma c’è il mistero attorno a 870 mila euro che sarebbero stati in possesso del defunto e che sono stati segnalati da un vicino di casa all’avvocato Giuseppe Bettanin, che tutela De Marchi. Quasi non bastasse, c’è stata almeno una intrusione nella bifamiliare di Guardigli, segnalata ai carabinieri dall’avvocato Cristina Zanini, dopo essere stata nominata dal tribunale di Vicenza curatore dell’eredità giacente perché i venti nipoti del “de cuius” inizialmente non l’avevano accettata. Sono i contorni di un ipotetico giallo legato a una successione che ha fin qui vissuto più colpi scena. Anche di tipo legale, come quando De Marchi ha avviato la causa per il disconoscimento di paternità da chi l’aveva accolto, prima di chiedere al tribunale di essere dichiarato figlio legittimo di Luaciano. Un iter giudiziario complesso, tuttora in corso davanti al giudice Elena Sollazzo, mentre i venti nipoti Guardigli, Baldassari, Maeetti e Mancini stanno per prendere possesso dei beni. «Avevamo chiesto al giudice dell’eredità giacente - spiega l’avvocato Giuseppe Bettanin - di nominare un amministratore perché c’è il rischio che l’eredità venga dispersa. Un domani De Marchi potrebbe diventare l’erede, ma i beni potrebbero essere già stati alienati». Il compendio ereditario si compone oltre che della casa di Thiene, di due appartamenti al mare al Lido di Savio, frazione di Ravenna, e di 70 mila euro tra titoli e contanti. La vicenda è complessa. Nel frattempo l’avvocato Zanini è decaduta dal ruolo di curatore dopo avere presentato qualche settimana fa il rendiconto al giudice Marcello Colasanto. «La collega Zanini è stata professionale e puntigliosa - aggiunge Bettanin -, perché dopo la segnalazione che ho fatto della presenza dei presunti 870 mila euro, ha svolto indagini capillari nelle banche e anche all’ospedale di Santorso per venire a capo del giallo, ma le risposte sono state negative». Da quello che si è appreso l’avv. Zanini ha interrogato sia la direzione dell’ospedale di Santorso che quella delle celle mortuarie, oltre ad avere svolto ricerche nelle quattordici filiali bancarie della zona di Thiene. «Un testimone mi avvicinò - sottolinea Bettanin - e mi disse che quando Guardigli si sentì male al mercato di Thiene, prima di essere trasferito in ambulanza all’ospedale di Santorso dove era spirato, aveva con sé un libretto o qualcosa del genere con tutti quei soldi». «L’unica cosa che posso dire - afferma concisa l’avv. Zanini - è che delle articolate verifiche che sono state condotte ho dato comunicazione al giudice». Tra l’altro, i carabinieri della stazione thienese erano stati informati dal curatore il 15 aprile 2015 che nella casa di Guardigli qualcuno non autorizzato era entrato. Forse più volte. Per commettere un furto? E se sì, di che cosa? Il giallo resta. •