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«Discriminati dal medico». Si indaga

La guardia medica dell’ex ospedale Boldrini di Thiene dove è andata in scena la vicenda. FOTO CISCATO
La guardia medica dell’ex ospedale Boldrini di Thiene dove è andata in scena la vicenda. FOTO CISCATO
La guardia medica dell’ex ospedale Boldrini di Thiene dove è andata in scena la vicenda. FOTO CISCATO
La guardia medica dell’ex ospedale Boldrini di Thiene dove è andata in scena la vicenda. FOTO CISCATO

Alessandra Dall'Igna Andrea Mason Il filo sottile del destino nasconde trame impercettibili ed oscure. Succede nella vita, accade, e forse accadrà sempre più, nelle sale d’emergenza degli ospedali. Dove giovani medici sono sempre più in prima linea, sotto il fuoco incrociato di stress, della cronica carenza di colleghi e dell’aumentare delle richieste di interventi. Succede, ma non dovrebbe accadere. È quanto andato in scena alla guardia medica di Thiene. Di fronte un medico, un anziano malato e il figlio che l’assiste. Il caso scoppia quando il medico di turno - secondo il racconto dell’uomo - dopo avere offeso i due, si rifiuta di effettuare la visita. La segnalazione è lunga e dettagliata. Le conseguenze disciplinari, l’indagine non è conclusa, per ora significative. Il protagonista è il dottor Paolo Cappozzo. Ragiona. «Credo che i due avessero ragione - spiega a voce bassa, al telefono - Quella mattina non ero ben preso. Spero che la gente capisca». Capirà. Forse. La vicenda ha avuto luogo domenica 29 dicembre nell'ambulatorio di continuità assistenziale di Thiene, collocato all'intero dell'ex ospedale Boldrini. Protagonisti il thienese A.R. e il padre (le iniziali sono a tutela del paziente), recatisi in guardia medica per riferire di alcuni problemi insorti nella notte e legati alla patologia tumorale di cui è affetto l'anziano. «Arriviamo verso le 8.45 - racconta il figlio - non è presente nessuno in attesa ma comunque siamo costretti ad attendere circa 40 minuti prima della visita. Alle 9.30 arriva il medico di turno che nell’accoglierci chiede "siete in due?" e alla mia risposta "No, io accompagno mio padre", sorridendo e facendosi sentire da tutta la sala controbatte con ilarità "Ah, è il suo compagno!". Un comportamento offensivo e per nulla professionale, proseguito anche durante la visita». «Entriamo in ambulatorio - continua A.R. - e il medico mi chiede se mi avesse dato fastidio la sua battuta, al che rispondo che la sua ironia era inadeguata, soprattutto nei confronti di persone che non stanno bene. Lui per tutta risposta mi dice che, visto l’accaduto, dobbiamo andare via perché non ha intenzione di visitare mio padre. A quel punto chiedo al medico le sue referenze (non aveva né camice né targa conoscitiva), in modo da poter successivamente reclamare l’accaduto, ma lui si è rifiutato categoricamente, dicendoci che dovevamo andarcene. Comprendendo che non c’era modo di farlo ragionare, ribadisco che la prestazione richiesta era nei nostri diritti, intimandogli di svolgere la visita altrimenti avrei chiamato i carabinieri. Solo a quel punto ha visitato mio padre prescrivendogli del Fluifort per il catarro e un farmaco per la glicemia alta». L'altra sorpresa in farmacia, quando sono sorti dei dubbi sulla correttezza della prescrizione. «Ho inviato subito una segnalazione dell'accaduto sia alla direzione dell'Ulss 7, che all'ordine dei medici e all'ordine dei farmacisti: nessuno dovrebbe sentirsi discriminato per la propria sessualità, rifiutato in una struttura medica pubblica e messo in pericolo con prescrizioni», la sua lettera. «Purtroppo non ho ancora avuto modo di sentire queste persone - spiega contrito il dottor Cappozzo -.Penso mi metterò in contatto». Chi s’è scusata è la direzione dell'Ulss 7, che s’è rivolta direttamente ad A.R.. E ha preso immediatamente provvedimenti. È stata infatti aperta un’indagine interna, che ha portato ad una segnalazione alla Commissione Disciplinare Regionale, la quale come previsto dal contratto di lavoro della categoria, aprirà un procedimento e deciderà le possibili sanzioni a carico del medico, il cui contratto con l'Ulss 7 cesserà a fine febbraio. Le sanzioni possono arrivare fino all’inibizione da altri futuri incarichi nella sanità pubblica, senza dimenticare le eventuali azioni che potrebbe intraprendere l’Ordine dei Medici. «Premesso che per la procedura formale i fatti andranno comunque verificati - commenta Bortolo Simoni, commissario dell’Ulss 7 Pedemontana - come principio generale non serve sottolineare che il primo dovere di un medico è il rispetto per il paziente e l’impegno a dedicargli sempre e comunque la necessaria attenzione. Desidero ribadire che in questa azienda non c’è spazio per alcun tipo di discriminazione». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandra Dall'Igna Andrea Mason

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