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Avvocato mamma «Ho nascosto la mia gravidanza»

Le sorelle Roberta e Laura Campese. FOTOSERVIZIO STELLA-CISCATO
Le sorelle Roberta e Laura Campese. FOTOSERVIZIO STELLA-CISCATO
Le sorelle Roberta e Laura Campese. FOTOSERVIZIO STELLA-CISCATO
Le sorelle Roberta e Laura Campese. FOTOSERVIZIO STELLA-CISCATO

Sognare di diventare mamma e decidere di nasconderlo ai propri clienti per paura di essere penalizzata sul lavoro. Accade anche a Thiene nel terzo millennio come ha testimoniato l’avvocato Laura Elena Campese dello studio legale Avv. Ass. Campese di Thiene, che ha deciso di trasformare la sua vicenda personale in un’occasione per riflettere sulla situazione delle libere professioniste, costrette ancora a fare i salti mortali per riuscire a conciliare vita, lavoro e famiglia. Da qui è nato il convegno sul tema “L’equilibrio sottile”, svoltosi venerdì pomeriggio a Casa Insieme, che si è posto l’obiettivo di fare luce sulle difficoltà, ma anche sulle potenzialità, che caratterizzano il lavoro delle partita iva. «Ricordo che quando aspettavo il mio primo figlio - ha raccontato Laura Campese - non l’ho detto ai clienti fino a quando non è diventato evidente, perché temevo che, sapendolo, non mi avrebbero affidato l’incarico per paura che, con il bambino, non avrei più lavorato come prima. Già i clienti si aspettano che un avvocato donna costi molto meno rispetto a un collega maschio, nell’ordine di un terzo in meno rispetto alle tariffe dei maschi, figuriamoci poi se l’avvocato ha anche dei figli o dei familiari di cui occuparsi. Io fortunatamente sono stata aiutata da mia sorella Roberta (con cui condivide lo studio legale, ndr) che mi ha permesso di godermi con serenità entrambe le maternità. Tuttavia mi sono sentita spesso sola e in difficoltà, dovendo mantenere gli stessi standard di prima, dovendo conciliare vita privata e famiglia». «Nella mia situazione ci sono tante altre donne - assicura l’avvocato -. Dal mio studio, in cui operano anche due commercialiste, passano molte donne che hanno le mie stesse difficoltà, non solo a livello familiare ma anche lavorativo. Ad esempio, capita sempre più spesso che a noi libere professioniste - avvocati, fisioterapiste, fotografe, estetiste - non vengano pagate le fatture, e quando tentiamo di riscuotere, ci sentiamo dire che abbiamo un marito a casa che può pensare a noi». Una situazione tutt’altro che rosea su cui Laura, assieme alla sorella Roberta e a Valentina Simeoni, autrice di “Mamme con la partita iva”, ha tentato di riflettere attraverso il convegno che ha approfondito il tema del welfare per freelance, della disparità di guadagno tra uomini e donne (in Italia è del 40%), e della resilienza necessaria per gestire in autonomia il proprio lavoro. «Non vorrei far passare l’idea che il lavoro delle libere professioniste sia un incubo - precisa Laura Campese - perché ha senz’altro molti aspetti positivi, a partire da una gestione più elastica del tempo, ma nessuno sa quante volte mi porto a casa il lavoro il sabato e la domenica. Tuttavia ci sono ancora molti problemi che devono essere risolti per assicurare alle donne la possibilità di trovare quel tanto sospirato equilibrio tra vita lavorativa e vita privata». «Noi donne possediamo grandi risorse - aggiunge la sorella Roberta - e la capacità di sostenerci le une con le altre nel momento del bisogno: per questo il nostro studio è al 99% femminile (l’1% è rappresentato dal marito di Laura, ndr). Fare rete tra di noi è l’unico modo per superare le difficoltà e cambiare le cose che non vanno». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandra Dall’Igna

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