<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Ulss vicentine, la guerra dei numeri

L’ingresso del pronto soccorso di Santorso.  FOTO DONOVAN CISCATO
L’ingresso del pronto soccorso di Santorso. FOTO DONOVAN CISCATO
L’ingresso del pronto soccorso di Santorso.  FOTO DONOVAN CISCATO
L’ingresso del pronto soccorso di Santorso. FOTO DONOVAN CISCATO

Fughe da Santorso a Vicenza. Ma anche mobilità passiva, e, quindi, soldi che l’Ulss 7 deve versare cash all’azienda Berica per gli assistiti che scelgono di farsi curare a Vicenza. Cifre e percentuali non collimano. Al San Bortolo, nel 2019, utenti dell’area Thiene-Schio in aumento nel pronto soccorso e nei reparti anche generalisti del San Bortolo. Sale ugualmente nel 2018 il conto che, per effetto di questa migrazione sanitaria, la 7 deve pagare alla 8. Ma il commissario-dg Bortolo Simoni, uno che indubbiamente da quando ha preso il comando del transatlantico ha dato una scossa all’ambiente invertendo la rotta di una nave quasi alla deriva, replica: «Non è vero. Nessuna fuga. Anzi, nel 2018, dopo numerosi anni di trend negativo, il saldo mobilità è migliorato». PRONTO SOCCORSO. Ed ecco i dati, che non sono sintomatici di una inutile guerra fra ricchi e poveri, ma rivelano letture diverse. Al pronto soccorso del San Bortolo gli arrivi pedemontani superano il 4%. L’Ulss 7 confuta: «Perché non si citano gli utenti dell’Ulss 8 che si recano al pronto soccorso di Santorso? Nel 2018 sono stati 3781, pari al 5,65% degli accessi. Ben di più di quel 4%. E nei primi 4 mesi del 2019 un’ulteriore crescita: 1330 assistiti della Berica, il 5,94%, addirittura il 6,24% ad aprile». Simoni plaude, poi, al reparto di Santorso che lo scorso anno «ha aumentato gli accessi del 7,8%, passando dai 62.034 del 2017 ai 66.872 del 2018. E questo - spiega - a onore di tutti gli operatori del pronto soccorso, che nonostante le note difficoltà continua a essere un punto di riferimento anche per altri territori». Fin qui, le repliche. Innanzitutto, ora, una premessa. Fughe (si chiamano tecnicamente così anche se i pazienti non sempre “fuggono” in cerca di una sanità ritenuta migliore e più presidiata da personale, ma decidono per varie ragioni di cambiare ospedale) e cambiali non incidono sullo stato dell’azienda Pedemontana, in quanto poi tutte le Ulss venete rientrano in una holding regionale con bilancio unico come entrate e uscite, ma possono rivelare una (diffusa) sofferenza. Del resto la drammatica carenza di personale del pronto soccorso di Santorso è emersa da una comunicazione venuta alla fine di aprile dal primario Aldo Dibello. «Dobbiamo dare la precedenza assoluta ai codici di gravità maggiore, rosso e giallo», scriveva in una nota interna, aggiungendo che «un solo medico non può coprire con la dovuta attenzione tutte le aree del pronto soccorso». Come dire che, al di là dei numeri in ingresso - vicinanza, in particolare da Valdagno, e abitudini influiscono certamente - ad essere determinanti per il paziente sono trattamenti e tempi di attesa, cioè la qualità della prestazione. Quanto, poi, ai numeri complessivi, Santorso nel 2018 ha fatto segnare 66.872 accessi, Vicenza oltre 110 mila. LA MOBILITÀ. Quanto alle fughe dei pazienti, Simoni, che non ha paura di dire le cose come stanno, lo dichiarava lui stesso un anno fa. «Ci sono. Inutile nasconderlo. E sono tante. Strutturali e contingenti. Le ragioni? Diverse. La prima è che non abbiamo le superspecialità delle Ulss hub. I bassanesi vanno a Padova, l’Alto Vicentino a Vicenza. Molta gente, poi, e i numeri sono alti, sceglie di curarsi lontano dall’Ulss 7 per specialità che pure a Bassano e a Santorso ci sono: urologia, oculistica, le chirurgie, la stessa ortopedia, l’area medica, l’oncologia. Dobbiamo riportare fiducia. Ma ci vuole tempo». Come detto, da allora, era giugno del 2018, Simoni ha fatto molto. Difficile, però, pensare, ai miracoli. Nel suo intervento sui numeri, il commissario torna anche su quelli della mobilità in uscita verso l’Ulss 8. Secondo la ragioneria della 8 il conto sale come saldo - fra mobilità attiva e passiva – a 30 milioni 161 mila (mentre le fughe dei vicentini verso la 7 da gennaio a settembre 2018 rispetto a un anno prima sarebbero nettamente diminuite per un valore che da 4 milioni 73 mila è passato a 3 milioni 312 mila, -761 mila) e a Vicenza circolano mappe che riportano questi numeri. Ma il commissario Bortolo Simoni smentisce: «Non è così. Siamo ben lontani da quel dato». Secondo l’Ulss 7, la somma che l’intera Pedemontana nel 2018 ha pagato alla 8 ammonta a 24 milioni 994 mila contro i 25 milioni del 2017. D’altra parte, però, le stesse tabelle diffuse dalla Ulss 7 in queste ore dicono che nel 2017 l’Ulss 7, per discipline che a Santorso ci sono, pagava a Vicenza 9 milioni 284 mila euro, nel 2018 9 milioni 750 mila (+266 mila), mentre per specialità non presenti nel 2017 4 milioni 737 mila, nel 2018 4 milioni 905 mila (+167 mila). La direzione dell’Ulss 7 chiude dicendo che «il sistema hub & spoke presuppone il buon funzionamento di entrambe le tipologie di ospedali. In caso contrario, disequilibri di accesso dei cittadini verso una struttura o un’altra possono produrre inefficienze o disservizi». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Franco Pepe

Suggerimenti