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Spv, 80 operai in Cig. «Noi paura? Mai detto»

L’imbocco del tunnel della Pedemontana al centro dell’indagine
L’imbocco del tunnel della Pedemontana al centro dell’indagine
L’imbocco del tunnel della Pedemontana al centro dell’indagine
L’imbocco del tunnel della Pedemontana al centro dell’indagine

«Mai avuto paura di entrare in quella galleria». È quanto si sono sentiti dire i sindacati dai lavoratori nel cantiere della galleria di Malo della Superstrada pedemontana veneta. Nessuno dei 150 operatori che stanno lavorando nel lotto Malo-Cornedo, riuniti ieri in assemblea, ha confermato quanto emerso dalle intercettazioni telefoniche della procura. Lo scenario è stato delineato dai sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil ieri mattina, nella sede della Cgil di via Vaccari. «Gli operai hanno paura di entrare, dicono che viene giù tutto». È una delle frasi raccolte durante le intercettazioni disposte dalla procura nell'ambito dell’indagine sul lotto Malo-Cornedo della Pedemontana. Parole pronunciate in un colloquio tra gli indagati. «Durante le assemblee con i lavoratori il fatto che avessero paura di entrare in galleria non è mai emerso – spiega Tony Toniolo, che segue il cantiere della Pedemontana per la Fillea Cgil -. L’altra mattina li ho pungolati per bene, chiedendo loro se questi timori corrispondessero al vero, ma nessuno ha confermato». Perché, dunque, questi silenzi? Forse gli operai temevano che se avessero parlato con i sindacati avrebbero perso il posto di lavoro? Oppure le paure non esistono e sono state inventate da qualcuno? E in questo caso, per quale motivo? I sindacati preferiscono non sbilanciarsi, attendendo gli sviluppi dell’indagine. «È facile dire certe cose in forma anonima» si limita a constatare Luca Rossi, segretario generale della Fillea Cgil Vicenza. «I lavoratori non hanno confermato di aver paura, stamattina si sono detti turbati dallo stop ai lavori – specifica anche Lorenzo D’Amico, segretario generale Filca Cisl Vicenza -. E possiamo dire che in questo cantiere gli operai tendono a comunicare tutto». Nel frattempo i sindacati stanno lavorando per tutelare il posto di lavoro e la sicurezza degli operai che lavorano nel lotto. Lunedì i rappresentanti dei lavoratori hanno sottoscritto con l’azienda un accordo provvisorio di cassa integrazione fino al 15 ottobre, al massimo per 81 dipendenti (75 del consorzio Sis e sei della ditta Inc); per il momento, l’ammortizzatore scatterà per una ventina di persone, tra cui lancisti, minatori, geologi, impermeabilizzatori; altre figure, con una specializzazione più ampia, sono state ricollocate in altre aree del cantiere della superstrada. Sul fronte della sicurezza, i sindacati assicurano che tutte le modalità previste per garantire l’incolumità dei lavoratori sono sempre state seguite. «In questo cantiere, dal punto di vista sindacale, la nostra azione è giornaliera – prosegue Rossi -. Dopo il sequestro non siamo rimasti a guardare, ma ci siamo attivati immediatamente per evitare che ci siano lavoratori che restano a casa». «Chiederemo al prefetto un incontro per avere informazioni più specifiche sulla questione», gli fa eco D’Amico. «L’impegno sindacale unitario è importante, non siamo distanti dalle vicende del cantiere, né dei lavoratori», dichiara Daniele Magri, subcommissario Feneal Uil Vicenza. «Occorre al più presto verificare i materiali utilizzati e, sempre se venissero confermati i sospetti, fare piena luce sulle responsabilità dei diversi soggetti, che sarebbero gravissime», è il commento di Giampaolo Zanni, segretario generale della Cgil di Vicenza e di Christian Ferrari, segretario della Cgil Veneto. «Chiediamo di sapere se la giunta regionale abbia o meno intenzione di attivare autonomi approfondimenti, di costituirsi parte civile in un eventuale processo penale e di attivare verifiche su tutti i cantieri per verificare che sui materiali utilizzati sia presente la marcatura Ce», chiede la consigliera regionale Cristina Guarda (AMP). «Vale la pena ricordare l’accordo di programma con il commissario Vernizzi, la Sis e gli edili di Cgil, Cisl e Uil, che dava per letta e acquisita la convenzione e invece non era vero, contribuendo a mantenere il segreto sulla medesima decretato dal commissario», dichiara Massimo Follesa del Covepa. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Matteo Carollo

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