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Pietre d’inciampo per i deportati «E per l’Eccidio»

Il ricordo delle vittime scledensi al campo di Mauthausen
Il ricordo delle vittime scledensi al campo di Mauthausen
Il ricordo delle vittime scledensi al campo di Mauthausen
Il ricordo delle vittime scledensi al campo di Mauthausen

Il Pd presenta una mozione per fare installare le “pietre d’inciampo” all’esterno delle abitazioni degli scledensi che morirono nei lager, fornendo un elenco di 14 vittime «da verificare con la collaborazione di associazioni e istituzioni legate ai temi della Storia e della Resistenza», restaurando lapidi e cippi rovinati dall’incuria del tempo, e PrimaSchio presenta un emendamento: «Se lo facciamo per loro si deve fare anche per le 54 vittime dell’Eccidio». Il proponente capogruppo Alex Cioni ricorda che «nella notte tra il 6 e 7 luglio del 1945, la nostra città fu teatro di un crimine compiuto a guerra finita da un manipolo di partigiani comunisti della brigata garibaldina, i quali entrarono nelle carceri cittadine di via Baratto uccidendo a colpi di mitra 54 persone, tra cui 14 donne, attuando così una barbara azione di giustizia sommaria». Per il consigliere di PrimaSchio «ogni meritoria iniziativa finalizzata a ricordare i tragici avvenimenti del secondo conflitto mondiale e della guerra civile, si deve ispirare ad uno spirito di riconciliazione nazionale, evitando volgari e superficiali strumentalizzazioni politiche, nel rispetto delle reciproche memorie storiche e personali, rifiutando categoricamente la divisione delle vittime in morti di serie A e morti di serie B». Quindi, secondo il consigliere, vanno bene le pietre d’inciampo, ma per le vittime di ambo le parti. Nell’elenco presentato dal Pd furono arrestati a Schio e deportati a Mauthausen, Gusen, Dachau e Saal an der Donau, dove morirono: Andrea Azzolini, Giovanni Bortoloso, Andrea Bozzo Roberto Calearo, Livio Cracco, Italo Galvan, Pierfranco Pozzer, Antonio Rampon, Anselmo Thiella, Vittorio Tradigo, Giuseppe Vidale, Andrea Zanon, Bruno Zordan, Antonio Zucchi. Tutti deportati politici che finirono nei lager, secondo quanto ricostruito in un libro dal ricercatore storico Ugo De Grandis, per le delazioni di alcune delle vittime dell’Eccidio, riportate come documenti. «È una provocazione - replica Leonardo Dalla Vecchia, capogruppo Pd. - Sono due cose completamente diverse che non possiamo mischiare. Il nostro percorso è stato concordato con Anpi e Aned, ed anche loro ritengono quella di Cioni una provocazione. E dispiace che arrivi in un contesto di confronto serio come è quello avanzato dalla nostra proposta». Prevedibili scintille sul tema in aula consiliare già domani sera a palazzo Garbin, se si arriverà a discutere il punto. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mauro Sartori

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