<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Ho agito d’istinto, volevo salvarla»

«Ho agito d'istinto e sono corsa verso quella signora. Durante le operazioni per la rianimazione, poi, non avevo in testa nient'altro, pensavo solo a quello che stavo facendo». Così Rosa, 15 anni, di Schio, studentessa di un liceo della città, ripercorre quei drammatici momenti durante i quali la sera dell'ultimo dell'anno, lungo via Maraschin, sotto le mura dell’ex monastero agostiniano, ha tentato di salvare Vasilisa Cojocaru, moldava, di 70 anni, la quale era stata colpita da un malore. La donna purtroppo non ce l'ha fatta, ma della drammatica vicenda resta il gesto di grande senso civico messo in atto dalla ragazzina con molto sangue freddo, aiutata da due amici che si trovavano lì con lei e le hanno dato una mano, allertando la polizia locale. Rosa, cos'è accaduto quella sera in via Maraschin? Ero uscita dal supermercato, ero con altri due amici. Abbiamo visto passare la signora, che ad un certo punto si è fermata. Poi è ripartita e infine è caduta a terra. Sono corsa subito verso di lei per vedere se avesse bisogno di aiuto. Lei era a terra, respirava ancora ma si vedeva che stava male. A quel punto cos'ha fatto? Ho chiamato il 118 e ho seguito le istruzioni dell'operatore: mi ha detto di chiamare la signora, di chiederle il suo nome. Lei, però, sembrava svenuta e poco dopo ha smesso di respirare. A quel punto ho messo il telefono in vivavoce e ho iniziato a seguire le indicazioni del 118. Mi sono tolta la giacca e l'ho messa sotto alla testa della donna. Ci hanno chiesto di cercare un defibrillatore: di fronte a noi c'erano le scuole e il teatro, ma era tutto chiuso. L'operatore del Suem mi ha spiegato come posizionare le mani sul torace della signora, poi ha iniziato a contare e io andavo a tempo con le pressioni. Nel frattempo uno dei miei amici ha incontrato una pattuglia della polizia locale e ha spiegato ai vigili cosa stava succedendo. Quali sono state le emozioni in quei momenti? Non posso certo dire di essere stata tranquilla, però mi sentivo calma; non ero agitata, non avevo la testa da un'altra parte, ascoltavo solo quello che mi diceva di fare l'operatore del Suem. Poco dopo sono arrivati gli agenti della polizia locale e l'ambulanza, sono intervenuti gli infermieri. Alla fine, quando li ho visti alzarsi, mi è dispiaciuto tanto. Cosa spinge una ragazzina di 15 anni ad intervenire in prima persona di fronte ad un evento così drammatico? In questi giorni tanti amici e conoscenti mi hanno scritto dicendo che sono stata davvero coraggiosa, ma io, in quel momento, ho solo seguito il mio istinto, non ho ragionato. E non sono scappata, non sarebbe stato da me. Cosa intende dire? Se vedo una persona che ha bisogno, sono super disponibile per andare ad aiutarla, anche per fatti meno gravi, come nei problemi che coinvolgono noi adolescenti. In situazioni come questa, poi, non sono assolutamente timida perché mi rendo conto di cosa c'è in gioco, quindi non mi tiro indietro, non mi faccio problemi. La vita umana è dunque un bene che viene prima di tutto il resto? Sicuramente. Non è questione di chi tu stia salvando o di chi lo debba fare: l'importante è fare di tutto e dare tutto per riuscirci. O almeno provarci. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Matteo Carollo

Suggerimenti