<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Giù le vecchie fabbriche Nuovo volto ai quartieri

L’ex Smit demolita e pronta a risorgere.  FOTO DONOVAN CISCATOL’ex polo artigianale di via Cementi, abbattuto.  FOTO TOGNAZZI
L’ex Smit demolita e pronta a risorgere. FOTO DONOVAN CISCATOL’ex polo artigianale di via Cementi, abbattuto. FOTO TOGNAZZI
L’ex Smit demolita e pronta a risorgere.  FOTO DONOVAN CISCATOL’ex polo artigianale di via Cementi, abbattuto.  FOTO TOGNAZZI
L’ex Smit demolita e pronta a risorgere. FOTO DONOVAN CISCATOL’ex polo artigianale di via Cementi, abbattuto. FOTO TOGNAZZI

Della storica Smit, ex Nuovo Pignone, non rimane che la scritta all’ingresso e lo scheletro di quello che fu uno dei più importanti stabilimenti industriali scledensi e dell’Alto vicentino. Nei giorni scorsi si è proceduto alla demolizione dei capannoni dove si producevano telai, inizialmente per la Lanerossi e poi per il comparto tessile mondiale. La Smit esiste ancora ma è stata trasferita a Trissino dall’imprenditore che l’ha acquisita. E in via Cementi è stato abbattuto il grande edificio alle “quattro strade”, quartiere di Santa Croce, originariamente rimessa per autotrasporti e poi contenitore di varie aziende artigianali. Due opere di demolizione che prefigurano però investimenti in città. Il primo è certo, essendo l’ex area Smit stata acquisita per 8 milioni di euro dall’imprenditore Daniele Grotto del gruppo Gps Packaging. Sulla seconda non vi sono ancora certezze: in municipio è stata presentata la richiesta di demolizione ma non si sa ancora cosa sorgerà al suo posto, anche se qualche voce circola, e parla di un polo della ristorazione. LA STORIA. La Smit produce telai sin dal 1930. È diventata Nuovo Pignone, poi è tornata Smit e poi è fallita con il nome St, tanto che le vicende giudiziarie proseguono tuttora in tribunale. Quand’era Smit partecipò al grande sciopero del ’44 contro l’occupazione nazista. E, come è stato ricordato in una recente assemblea del sindacato, la Uil nacque proprio a Schio nel 1949 muovendo i primi passi dentro Lanerossi e Smit. Tanti ricordi e una storia ricca, destinata a sbiadire se l’area di 80 mila metri quadrati in via dell’Industria non fosse stata acquisita da Grotto. «Ho voglia di scommettere sul futuro e per questo ho deciso di investire ancora perché credo nella mia città e nella dimensione sociale del nostro ruolo imprenditoriale», aveva spiegato l’imprenditore scledense al nostro giornale. E si dichiarò pronto ad investire altri 5 milioni di euro per riqualificare l’area con un moderno stabilimento «che conto di aprire entro la fine del 2020». Ci siamo. La vecchia fabbrica è stata demolita e già si profila lo scheletro di quella nuova. A SANTA CROCE. Meno certezze, per ora, sul destino del fabbricato abbattuto in via Cementi, ma anche lì ci sono nuovi investitori pronti a scommettere sulla città e sulle sue potenzialità. Dovesse nascere un polo della ristorazione, come anticipato, si troverebbe in una collocazione strategica, a poche centinaia di metri dal centro storico ma anche dall’area Campagnola ricca di parcheggi e opportunità. È un secondo segnale che a Schio qualcosa si sta muovendo. Proprio ieri abbiamo scritto di quattro nuove attività pronte ad aprire in piazza Almerico Da Schio: un ristorante greco, un alimentari specializzato in formaggi e salumi, una pizzeria d’asporto e un salone di bellezza, in un’area del centro spesso al centro delle lamentele per il suo stato. Il 2020, sotto questo aspetto, promette positvità. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mauro Sartori

Suggerimenti