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«Fatale ad Andrea l’urto contro il guard rail»

L’abitazione di Andrea Sartor in via Gramsci a Giavenale.  M.D.O.L’incidente di domenica a Gallio che è costato la vita al centauro
L’abitazione di Andrea Sartor in via Gramsci a Giavenale. M.D.O.L’incidente di domenica a Gallio che è costato la vita al centauro
L’abitazione di Andrea Sartor in via Gramsci a Giavenale.  M.D.O.L’incidente di domenica a Gallio che è costato la vita al centauro
L’abitazione di Andrea Sartor in via Gramsci a Giavenale. M.D.O.L’incidente di domenica a Gallio che è costato la vita al centauro

Ieri mattina il sostituto procuratore Cristina Carunchio ha aperto un fascicolo per omicidio stradale per stabilire le cause della tragedia costata la vita ad Andrea Sartor, 44 anni, di Giavenale di Schio, schiantatosi in moto domenica pomeriggio contro la Skoda Yeti condotta da Paolo Peruzzo, 46 anni, di Enego, sulla strada provinciale Valgadena nei pressi di Gallio. Si tratta di un atto dovuto per incaricare un consulente di eseguire la ricostruzione della dinamica del dramma e consentire di fare la stessa cose anche all’indagato. Intanto, la famiglia della vittima si è riunita attorno alla mamma Marisa, con la quale Andrea viveva da sempre. Il fratello Federico lo ricorda come «una persona semplice ma di buon cuore, non aveva molti amici perché gli piaceva stare da solo». Andrea amava la natura e trascorreva lunghe giornate in sella alla bicicletta o alla sua moto. «Ora non c’è più e andiamo avanti stringendoci nel suo ricordo - aggiunge -, in attesa delle risultanze delle indagini, è un’altra vittima dei guard rail che sono trappole mortali per i motociclisti. Se non ci fosse stato, o fossero progettati diversamente, a quest’ora mio fratello sarebbe vivo, magari con qualche frattura ma ancora tra di noi». Il fratello spiega che «Andrea stava provando una nuova moto Yamaha e poco più avanti lo precedeva l'istruttore del team con il quale stava svolgendo il test, non stavano andando forte ma in quel punto della provinciale c'è una semi curva difficile e la macchina che procedeva in senso opposto ha svoltato senza nemmeno avere il tempo di vederlo arrivare, un attimo prima la strada era vuota e l'attimo successivo mio fratello si scontrava con la fiancata dell'auto». Anche i vicini di casa e i colleghi di lavoro, Sartor lavorava alla Polidoro, lo ricordano come una persona mite e schiva. «Andrea era gentile, siamo angosciati e addolorati per quello che è successo» commentano alcuni vicini. «Una tragedia di cui non ci capacitiamo», hanno ripetuto i tre istruttori di motociclismo impegnati nel test drive di domenica, risultato fatale ad Andrea Sartor. Poche parole espresse attraverso la segreteria della Riding School Pedersoli di Franciacorta (che non è direttamente coinvolta nella vicenda), perché affermano di essere ancora sotto shock per quanto accaduto in località Campanella di Gallio. Anche dalla succursale italiana della moto giapponese, la Yamaha Motor Italia, è stato espresso il cordoglio e la vicinanza alla famiglia per la disgrazia. Spiegano come questi test sono organizzati in tutta la Penisola da anni senza che una cosa del genere fosse mai accaduta e specificando che gli istruttori presenti nei test sono tutti certificati e provengono dalle migliori scuole di motociclismo individuati attraverso un’apposita agenzia specializzata Poi c’è l’imponderabile e l’inchiesta del pm Carunchio stabilirà se ci sono state responsabilità penali. • Ha collaborato Gerardo Rigoni

Massimo Dagli Orti

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