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Caserma Cella violata Razzia di reperti bellici

Una delle vetrinette di reperti svuotate dai malviventiI tagliacarte fatti con residuati, spariti l’altra notteLe condizioni in cui è stato lasciato l’ufficio di presidenza
Una delle vetrinette di reperti svuotate dai malviventiI tagliacarte fatti con residuati, spariti l’altra notteLe condizioni in cui è stato lasciato l’ufficio di presidenza
Una delle vetrinette di reperti svuotate dai malviventiI tagliacarte fatti con residuati, spariti l’altra notteLe condizioni in cui è stato lasciato l’ufficio di presidenza
Una delle vetrinette di reperti svuotate dai malviventiI tagliacarte fatti con residuati, spariti l’altra notteLe condizioni in cui è stato lasciato l’ufficio di presidenza

Sono entrati di notte con un furgone aprendo facilmente il cancello carraio che dovrebbe essere chiuso a chiave, hanno forzato gli ingressi e poi hanno fatto razzia di reperti bellici esposti in mostra, muovendosi come fossero a casa loro. Colpo grosso alla Caserma Cella di via Rovereto l’altra notte, dove ignoti hanno trafugato oltre un centinaio di reperti della Grande guerra in mostra assieme a 400 cartoline d’epoca di propaganda, oggetto di una delle esposizioni speciali, quattro all’anno, che l’associazione IV Novembre fa nel monumentale edificio che è anche la sua sede. Quella in corso riguarda l’arte di trincea. Inutile sottolineare che è sparito tutto il materiale. LA STIMA. Oggetti di grande valore, sia economico che simbolico. Nella denuncia presentata ai carabinieri della stazione di Schio, si parla di un bottino stimato in 25 mila euro ma in verità ci sono pezzi rubati il cuo valore non può essere quantificato se non da un esperto. E il timore che il furto sia stato fatto su commissione è assai elevato, come sostiene Giorgio Dall’Igna, già assessore alle politiche culturali scledensi e presidente della IV Novembre: «Si sono portati via un cippo tirolese, una bandiera austroungarica e l’intera collezione di cartoline d’epoca che hanno grosso valore solo per i collezionisti». Quindi è chiaro, secondo Dall’Igna, che i malviventi si possono indirizzare solo ad un certo tipo di mercato e di clientela, che tuttavia non manca: «Però i pezzi erano fotografati e catalogati e quindi chi tenterà di venderli dovrà stare molto attento» A COLPO SICURO. Di un’altra cosa sono convinti in associazione, ovvero che chi è penetrato nottetempo conoscesse bene l’ambiente. Nell’ufficio, gettato letteralmente all’aria, hanno puntato ai cassetti della presidenza dov’erano custodite le chiavi delle vetrine. E fatto man bassa degli oggetti esposti, fra cui bombe recuperate artisticamente e tagliacarte realizzati con residuati bellici. «Erano frutto di donazioni o prestiti dei soci, che sono 400 - spiega Dall’Igna. - Si sono mossi con facilità e conoscenza dei locali, forse perché erano stati in visita alle mostre. I danni sono notevoli, anche alla mobilia. Eppure qualcosa di valore è stato tralasciato, anche se hanno agito indisturbati». Forse sono stati disturbati da qualcosa. Infatti hanno lasciato porte aperte e luci accese. Dall’Igna e i suoi collaboratori sono amareggiati: «Non si tratta del valore economico ma di quello etico, morale e culturale. Quello trafugato è materiale messo a disposizione da ricercatori e appassionati per scopi anche didattici e comunque storici. Il danno è a tutta la comunità scledense e non solo. Noi proponiamo quattro mostre all’anno in quello che è un museo storico a tutti gli effetti». La caccia ai colpevoli è partita. La speranza è che compiano qualche passo falso nel tentare di piazzare il bottino. E che i carabinieri riescano a restituire un pezzo di storia alla città. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mauro Sartori

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