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Nell’uliveto di Gesù il tabernacolo creato dai disabili

Il tabernacolo in legno realizzato dalla cooperativa “Piano Infinito” è stato posizionato nel Getsemani.  A.F.Una delle fasi di lavoro.  A.F.
Il tabernacolo in legno realizzato dalla cooperativa “Piano Infinito” è stato posizionato nel Getsemani. A.F.Una delle fasi di lavoro. A.F.
Il tabernacolo in legno realizzato dalla cooperativa “Piano Infinito” è stato posizionato nel Getsemani.  A.F.Una delle fasi di lavoro.  A.F.
Il tabernacolo in legno realizzato dalla cooperativa “Piano Infinito” è stato posizionato nel Getsemani. A.F.Una delle fasi di lavoro. A.F.

Un piccolo tabernacolo, realizzato dai ragazzi disabili della cooperativa “Piano Infinito”, nell’orto di Gesù a Gerusalemme. C’è un pezzo di Montecchio Maggiore nell’area sacra raccontata dai Vangeli ed è stato donato dalla cooperativa castellana ai frati e alle suore francescani. Un’idea davvero originale nata grazie alla conoscenza con uno dei religiosi vicentini che risiedono nella città santa per i cristiani, gli ebrei e i musulmani. «Ci è venuta l’idea di creare con i ragazzi della cooperativa un dono per quel posto così magico - spiega Stefania Visentin di Piano Infinito -. E quindi di costruire un tabernacolo. Ci siamo subito entusiasmati del progetto e abbiamo iniziato a pensare come poter realizzare quest’oggetto così particolare e che doveva essere unico e anche originale». Prima di tutto la scelta del materiale: la preferenza è caduta sul legno di ulivo proprio per riprendere la simbologia del luogo, il Getsemani. Si tratta, infatti, di un piccolo oliveto poco fuori dalla città vecchia di Gerusalemme sul monte degli Ulivi, nel quale Gesù Cristo, secondo i Vangeli, si ritirò dopo l'ultima cena prima di essere tradito da Giuda e arrestato. «Partendo da un tronco sono state ricavate alcune assi, che poi sono state pazientemente levigate in laboratorio dai nostri ragazzi: le due Camilla, Elisa, Chiara, Giampietro, Federica, Matteo, Valeria e Gianni - evidenzia Visentin -. Così, fra polvere e risate, le assi scelte sono diventate lisce e pronte per essere tagliate a misura». A quel punto sono iniziate le fasi successive, ugualmente importanti. Il legno è arrivato in segheria, le varie parti sono state lavorate e poi assemblate con meticolosità. E infine sono stati inseriti le viti, la serratura e il chiavistello. L’ultimo passaggio è stata la lucidatura, utilizzando olio paglierino naturale. Insomma un grande e accurato lavoro di gruppo che ha coinvolto anche gli operatori e gli educatori della cooperativa Piano Infinito che hanno collaborato a tutto tondo. «Sebbene il lavoro a Montecchio fosse terminato, il tabernacolo doveva ancora fare molta strada - aggiunge l’operatrice - perché doveva arrivare a destinazione, il luogo per cui era stato ideato. È stato quindi trasportato in aereo per arrivare nella sua nuova casa». Pochi giorni fa il tabernacolo, che ha le dimensioni di 40 centimetri per 30, è stato accolto da frà Diego nella capellina del Giardino degli ulivi. «Quello che ci piace pensare è che ogni oggetto che esce dalla bottega sia caricato dell’energia di tutte le mani che ci hanno lavorato e di tutte le persone che l’hanno pensato; per caricarsi ancora dell’energia di tutti quelli a cui quell’oggetto è destinato - conclude -. Il nostro ringraziamento va alla comunità francescana di Gerusalemme». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Antonella Fadda

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