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«Con Mara era finita Io la amavo ancora ma lei era cambiata»

Mioara “Mara” Paraschiv e Micu Costantin in una foto felice
Mioara “Mara” Paraschiv e Micu Costantin in una foto felice
Mioara “Mara” Paraschiv e Micu Costantin in una foto felice
Mioara “Mara” Paraschiv e Micu Costantin in una foto felice

«La nostra storia d’amore era finita lo scorso marzo, da quando Mara era completamente cambiata, chiedeva più libertà. Io sapevo che frequentava un altro uomo, avevo visto dei messaggi. Soffrivo molto, quando mi ha detto che era finita sono dovuto andare al Pronto soccorso: stavo malissimo. Avevamo scelto di continuare a condividere lo stesso appartamento per dimezzare le spese, ma per me vederla rientrare a casa tardi, vederla così diversa era diventata una tortura, per questo stavo cercando un nuovo alloggio. Mara aveva avuto problemi di salute anche negli scorsi mesi, quando era stata colpita da dei mancamenti. Le avevo detto di andare all’ospedale per farsi controllare, ma ormai non mi ascoltava più su nulla. Non lo ha fatto nemmeno per quella raccomandazione. La amavo, era l’amore più grande della mia vita, anche io voglio conoscere la verità sulle cause della sua morte». Parla tutto d’un fiato Micu Costantin, operaio di 55 anni, ex compagno di Mioara - per tutti ormai Mara - Paraschiv, l’infermiera di 45 anni trovata morta domenica pomeriggio nel suo appartamento in via Ca’ Baroncello. E’ stato lui, alle 17.10, appena varcata la soglia di casa insieme alla figlia, a trovare il corpo senza vita della donna, accasciato in bagno. E’ stato lui, dopo lo choc, a dare l’allarme ai carabinieri del luogotenente Antonio Bellanova, che conducono le indagini disposte dalla Procura di Vicenza, che ha disposto il sequestro dell’abitazione e l’autopsia sul corpo della romena, fissata per oggi all’ospedale San Bassiano. L’obiettivo degli inquirenti è quello di fare piena chiarezza sulle cause del decesso. «Sono il primo a volere risposte - ribadisce l’ex compagno - L’immagine di Mara stesa a terra, con quel colore strano sul volto, e la fronte fredda non la scorderò mai. Dovevo essere a casa quel giorno. Mia figlia era andata a Padova a trovare il fratello, alle 12 di sabato mi hanno chiesto di raggiungerli, pensavo di tornare la sera stessa ma poi siamo rimasti a dormire a casa di mio figlio. Domenica, quando sono tornato a casa e ho trovato tutto chiuso ma la porta non chiusa a chiave, ho capito che qualcosa non andava». La coppia si era conosciuta nel 2013, il loro era stato un amore intenso, fino alla scorsa primavera, quando tutto è cambiato: «Mara lavorava in una ditta di Mussolente - spiega Costantin -. Non aveva la patente, la accompagnavo tutte le mattine. A marzo mi ha detto che era finita, che voleva stare sola. Sul posto di lavoro aveva conosciuto amiche più giovani, aveva iniziato a frequentarle ed era cambiata da un giorno all’altro. Non mi voleva più, voleva la sua libertà. Per me è stato un colpo durissimo, scrivevo sempre ai suoi parenti. Nelle ultime tre settimane non ci parlavamo più, appena rientravo a casa lei si chiudeva in camere, senza rivolgermi la parola. Non so come stesse, me l’hanno chiesto anche i carabinieri, ma non posso dare risposte. Eravamo estranei, anche se io l’amavo ancora. Voglio sapere cosa le è successo, se qualcuno le ha dato qualcosa che le ha fatto male la notte prima della sua morte. Voglio la verità». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Francesca Cavedagna

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