<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«La marijuana era terapeutica» E viene assolto

«La marijuana mi serve per curarmi. Nel 2009 sono stato colpito da una grave malattia e intendo rappresentare che se sono ancora vivo ritengo che la cannabis abbia svolto un effetto positivo per la mia malattia». Il giudice lo ha prosciolto dall’accusa di coltivazione illegale, per la particolare tenuità del fatto contestato. È la singolare vicenda che ha visto di recente per protagonista in tribunale Patrizio Tarperi, detto Gino, 67 anni, residente ad Arzignano. L’imputato è un nome che ha una sua notorietà nel panorama dell’associazionismo politico vicentino: membro della cellula vicentina dell’associazione Luca Coscioni, in passato si è candidato più volte con i Radicali (anche al Senato: nel 2001 ha ottenuto più di tre mila voti nel collegio Schio-Valdagno) e con la Lista Bonino, e anche in consiglio comunale con alcune liste civiche, l’ultima nel maggio scorso. Le vicissitudini giudiziarie erano iniziate il 13 settembre 2016, quando nel corso di un controllo una pattuglia della guardia di finanza si accorse che in appezzamento di terra ad Arzignano c’erano delle piante di cannabis. Le fiamme gialle, dopo alcuni accertamenti, scoprirono che a coltivare quelle tre piantine era Tarperi, che subì anche una perquisizione: in casa furono trovati 20 grammi di marijuana ed altri 6 di hashish, che furono sequestrati. Il pensionato venne segnalato in procura; se le dosi potevano essere ritenute per uso personale, la legge vieta in ogni caso la coltivazione di canapa indiana. Al termine delle indagini, il pubblico ministero Blattner ha chiesto il rinvio a giudizio, e l’imputato, assistito dall’avv. Roberto Pelloso, ha invece voluto essere processato con rito abbreviato, depositando della documentazione medica al giudice per avvalorare la sua tesi. In aula, poi, prima dell’arringa del suo avvocato, Tarperi ha spiegato brevemente le sue ragioni, sostenendo di aver fatto solamente uso personale dello stupefacente, senza mai cederne ad alcuno, e sottolineando gli effetti positivi della marijuana nella sua personale battaglia contro la malattia. La sua, oltre che esperienza umana, è anche una battaglia civile ed ideologica, sotto il vessillo dei Radicali, che si sono sempre fatti promotori della liberalizzazione delle droghe leggere, ritenendo che il commercio di marijuana e hashish debba essere gestito dallo Stato. L’imputato ha spiegato al giudice di essere stato consapevole che oggi coltivare quelle tre piantine nell’orto non è consentito dalla legge, sottintendendo forse di sperare che lo possa essere in futuro. La procura al termine della discussione ha chiesto il proscioglimento per la particolare tenuità del fatto, trattandosi solamente di tre piantine, e non essendoci alcun elemento che facesse ipotizzare un mercato illecito da parte del pensionato. Il giudice Gerace, dopo una veloce camera di consiglio, ha accolto questa richiesta. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Diego Neri

Suggerimenti