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La banda del botto assalta come un reparto militare

Il primo colpo è stato messo a segno al bancomat in piazza Pellizzari
Il primo colpo è stato messo a segno al bancomat in piazza Pellizzari
Il primo colpo è stato messo a segno al bancomat in piazza Pellizzari
Il primo colpo è stato messo a segno al bancomat in piazza Pellizzari

Un commando preparato, con movimenti scanditi al secondo e con un’azione cronometrata in grado di essere realizzata in meno di tre minuti. Proprio come si trattasse di un’azione militare. Con tanto di palo armato: stando ai primi riscontri e alle testimonianze di alcuni testimoni, pare di kalashnikov. A poche decine di metri di distanza un complice al volante di un’auto, con targhe contraffatte, pronto a sgommare una volta fatti salire i tre banditi entrati in azione e il palo. Un’azione fulminea, calibrata anche nella quantità di esplosivo usato, quella messa a segno per ben tre volte nel giro di due mesi da una banda specializzata negli assalti al bancomat. Presi di mira quelli del gruppo Bpm Banca popolare di Milano, ad Arzignano in due occasioni e a Thiene nel recente colpo andato a segno l’altra notte. Il primo raid è andato a segno a metà novembre alla filiale di piazza Pellizzeri e il secondo il corso Mazzini in centro una decina di giorni fa, entrambi ad Arzignano: il terzo raid, l’altra notte a Thiene alla filiale di via Kennedy ancora una volta in centro città. In tutti e tre i casi i colpi sono stati compiuti di notte. In azione cinque individui, ognuno con compiti ben precisi. Nessuna comunicazione verbale tra i componenti dei raid, durante i vari colpi. Nessun cenno di intesa, perché ognuno sapeva già agire e come svolgere il suo ruolo, senza conferme durante lo svolgimento dell’azione. Almeno stando alle testimonianze di residenti Nel Vicentino, almeno per questi ultimi tre colpi tra Arzignano e Thiene, il bottino pare raggiunga la cifra di almeno 150 mila euro. Pochi o nulli i danni alle banconote contenute nei cassetti blindati dei bancomat, poiché è sempre stata utilizzata una “marmotta”, ovvero una sorta di mattonella di plastico di piccolissime dimensioni, ma di potenza misurata e cioè in grado di far esplodere il forziere, senza danneggiarne il contenuto.Gli inquirenti non escludono che la banda possa essere di tipo pendolare, arrivata in particolare dal Veronese. Infatti, in terra scaligera sono stati già messi a segno colpi analoghi con modalità simili. Le indagini dei carabinieri di entrambe le province si stanno focalizzando su controlli incrociati, al fine di individuare elementi utili per chiudere il cerchio attorno ai responsabili. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Giancarlo Brunori

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