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Evasione nella concia, case sigillate

Le indagini sono state seguite dalla guardia di finanza della compagnia di Arzignano
Le indagini sono state seguite dalla guardia di finanza della compagnia di Arzignano
Le indagini sono state seguite dalla guardia di finanza della compagnia di Arzignano
Le indagini sono state seguite dalla guardia di finanza della compagnia di Arzignano

Per tre anni avrebbe emesso fatture per la vendita di pelli ad alcune aziende del comparto, ma senza prove dell’acquisto, senza una sede, senza aver pagato un euro di tasse. Per questo quelle fatture, che ammontano fra il 2013 e il 2015 a circa 4,5 milioni di euro, sono per gli inquirenti fasulle. La procura, con il pubblico ministero Chimichi, ha così chiesto e ottenuto che il giudice Maria Trenti firmasse il sequestro di una somma equivalente all’iva non pagata all’erario, pari a 796 mila euro. E i finanzieri, al momento di far scattare i sigilli, hanno scoperto che subito dopo la fine della verifica fiscale il titolare della società ritenuta “cartiera” aveva creato un trust in cui far confluire le sue proprietà intestandolo ad una parente, estranea alla vicenda. Le fiamme gialle a quel punto, considerandolo un mero schermo, hanno provveduto a sequestrare un appartamento con garage ad Arzignano, in via Diaz, e una casa vacanze sulla penisola di Sirmione (Brescia), che sorge a due passi dal lago di Garda. Al centro delle indagini dei militari della compagnia di Arzignano c’è Gianluigi Mella, 49 anni, di Arzignano. L’indagato è accusato di aver emesso, con la sua ditta, la “Gima leather srl”, con sede a casa sua, decine di fatture per operazioni inesistenti, ma anche di essere un evasore totale, per aver presentato la dichiarazione dei redditi per il 2013 e il 2014, e infine di aver fatto sparire 72 fatture, di cui è obbligatoria la conservazione. Avrebbe riferito di averle conservate in Romania, ma non sono comunque spuntate. Dalle verifiche dei finanzieri del capitano Forcolin, quelle fatture paiono arrivate dal nulla: non risultano importazioni di pelle, nè Mella avrebbe mai noleggiato un mezzo per il loro trasporto, e non risulta possederne; un magazzino non è stato trovato, non avrebbe mai stipulato contratti per la fornitura di acqua, luce e gas. Gli inquirenti hanno allora recuperato alcune fatture dalla clientela. Si tratta, fra le altre, delle ditte “Sue Am srl”, “Tarasova Inna”, “Giuly leather srl”, “Portinari pellami”, “Conceria Dmg snc”, “K&K srl”, “1980 srl”, “Centralpelli srl”, “Arvin leather srl”, “De Martino tannery srl” e “Pbl trading srl”. A loro avrebbe venduto milioni di euro di pellame, ma le fatture appaiono quanto meno incomplete. Senza dire che alcuni documenti presentavano lo stesso numero, pur con clienti diversi, e che all’indicazione del punto di partenza (via dell’Industria 2 ad Arzignano) non corrisponde nulla che porti alla “Gima leather”. Per questo vengono ritenute fasulle dagli inquirenti, senza dire che comunque il volume d’affari comunque ingente per la compravendita non avrebbe fatto sì che Mella pagasse le imposte. Sulla scorta di questo sospetto, la procura ha chiesto il sequestro per equivalente: quanto sigillato, in caso di condanna, diventerebbe dello Stato con la confisca. E poichè la “Gima” non risulta avere delle proprietà, il sequestro è scattato a carico di Mella, a quanto aveva nei conti correnti e soprattutto ai due immobili di proprietà, quello dove abita e quello al lago, anche se entrambi risultano di un trust intestato a una terza persona, estranea alle indagini. Mella ora potrà rivolgersi al tribunale del Riesame per chiedere il dissequestro. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Diego Neri

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