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Arzignano

Colpito da fulmine
Laura, l'infermiera
che lo ha salvato

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Laura Dalla Gassa e un frame del video del fulmine caduto in spiaggia
Laura Dalla Gassa e un frame del video del fulmine caduto in spiaggia
Laura Dalla Gassa e un frame del video del fulmine caduto in spiaggia
Laura Dalla Gassa e un frame del video del fulmine caduto in spiaggia

ARZIGNANO. È stato dimesso dal reparto di rianimazione del "Vito Fazzi" di Lecce e trasferito in pediatria il 13enne senegalese colpito sabato scorso da un fulmine mentre giocava a calcetto su una spiaggia di Porto Cesareo, in provincia di Lecce (IL VIDEO). Gli esami radiologi compiuti sul ragazzino avrebbero escluso danni cerebrali causati dall’arresto cardiocircolatorio subito al momento dell’incidente. Assieme al ragazzino c’erano altre quattro persone, due delle quali - un 17enne senegalese e un 29enne italiano - erano state già dimesse nei giorni scorsi.

 

Una storia a lieto fine che ha, tra i protagonisti, anche un'infermiera vicentina. A soccorrere i feriti, con un defibrillatore, sono stati infatti il bagnino di un lido vicino e alcuni infermieri liberi dal servizio che in quel momento si trovavano in spiaggia. Tra questi anche Laura Dalla Gassa di Arzignano. La ragazza, che lavora all'ospedale Altovicentino di Santorso ed era in vacanza in Salento, è immediatamente corsa per prestare soccorso. A raccontare l'episodio è stato, all'indomani, il papà Diego con un post su Facebook.

 

«Laura Dalla Gassa, ieri pomeriggio eri proprio lì, su quella spiaggia del Salento. 
Hai visto il bagnino correre e l’hai seguito, arrivando a quel ragazzino senegalese che era stato colpito dal fulmine. Insieme, l’avete soccorso e rianimato fino all’arrivo delle ambulanze. Forse l’avete salvato. Speriamo… 
Si può pensare che è il tuo lavoro, che sei una professionista, che ti sei diplomata e laureata con il massimo dei voti e lavori da infermiera nel reparto di rianimazione di un ottimo ospedale del nord Italia. 
Ma per me che sono tuo papà, non è solo questo. E non scrivo questo post solo perché sono orgoglioso di te, anche se ovviamente lo sono. No, non è solo questo.
Scrivo perché, da papà, ammiro il coraggio, l’empatia, la generosità, la bontà verso questa umanità così piena di colori e di storie. 
So che per te e i tuoi colleghi e per tutti i soccorritori in generale, professionisti o volontari, questo è normale, è la vita, nient’altro che la vita. Ma le tue gioie, i tuoi turbamenti fino alle lacrime, io li vedo e li sento. 
Ecco, da papà e da nonno, auguro a tutti quelli che leggeranno questo post, di trovare il coraggio di dare una mano a chiunque gridi aiuto, da qualunque posto arrivi.
Il coraggio di credere nel futuro di questa umanità.
Il coraggio di dire anche soltanto un semplice: Sì.»

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