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La testimonianza

«Sapevamo
che il serbo
era malato»

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Un’immagine della Laserjet di Cagnano, frazione di Pojana.
Un’immagine della Laserjet di Cagnano, frazione di Pojana.
Coronavirus, dalla Serbia a Vicenza: com'e' nato il focolaio

«Sapevamo che il serbo era malato, ma il primo tampone di Lino era negativo». Uno dei dipendenti che erano in auto con Lino Fraron in occasione del viaggio di lavoro in Serbia, e che è a sua volta positivo al Covid-19, racconta come  tutti e quattro i vicentini siano stati contagiati da un conoscente serbo del contitolare della Laserjet, che era venuto a salutarli e che in quel momento era asintomatico. Il virus si era manifestato nell'uomo nei giorni successivi, e ne ha poi provocato il decesso.

 

«Lino tra il 22 e il 23 giugno si era sottoposto a un tampone, perché per entrare in Bosnia, dove si è recato per uno dei viaggi di lavoro di quei giorni, occorreva avere un tampone negativo. E il suo risultava negativo - racconta uno dei dipendenti che hanno fatto il viaggio con lui e che poi è risultato positivo -. Quindi, quando è andato alla famosa festa e al funerale, non poteva sapere di essere positivo, perché, con quel tampone negativo, pensava di essere a posto. Siamo stati contagiati da un serbo di 70 anni che era venuto a salutare Lino quando ha saputo che era in Serbia per lavoro. Il serbo stava bene, non aveva nessun sintomo e ad accompagnarlo c'era la moglie infermiera. È da lui che ci siamo presi il Covid. Lo abbiamo incontrato sabato 20 giugno in giornata e lasciato la mattina del giorno dopo. Poi siamo venuti a sapere che era stato ricoverato».

 

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