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Strage in discoteca

Ancona, indagato
un minore: «Spray
per rubare catenina»

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Tragedia discoteca Corinaldo, continuano le indagini della polizia
Tragedia discoteca Corinaldo, continuano le indagini della polizia
Tragedia discoteca Corinaldo, continuano le indagini della polizia
Tragedia discoteca Corinaldo, continuano le indagini della polizia

Individuato ed identificato il minorenne che avrebbe spruzzato uno spray urticante all’interno della discoteca Lanterna Azzurra a Corinaldo provocando il panico che ha poi portato alla morte di sei persone. Per lui il reato ipotizzato è di omicidio preterintenzionale. Il dj del locale, Marco Cecchini, figlio di uno dei gestori: «Lo spray usato per rubare una catenina».
Intanto i carabinieri hanno precisato: «680 i biglietti venduti e quasi 500 quelli staccati per il dj set di Sfera Ebbasta. La capienza della sala - hanno spiegato - è di 459 persone». Le sale del locale sarebbero state tutte aperte. Stabili le condizioni dei 7 pazienti in prognosi riservata ricoverati all’ospedale di Torrette ad Ancona, una delle ragazze, 15enne, ha iniziato a respirare da sola. 

«Secondo me era predisposto a un attentato, perché questo è stato un attentato. Sei morti in un ambiente affollato in quella maniera lo si vede solo negli attentati». Fuori dal Pronto soccorso dell’ospedale di Torrette ad Ancona, dove il figlio 17enne è assistito per la frattura a un piede subita nella discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, si è sfogato così Samuele Fantucci di Marina di Montemarciano: lo ha fatto parlando delle immagini circolate dopo la tragedia nelle quali si vede un ragazzo con una mascherina sul volto all’interno della discoteca, forse la stessa persona che ha spruzzato lo spray urticante che ha poi scatenato il panico che ha preceduto la tragedia. «Quella persona, quella sagoma - chiede - cosa stava a fare in quelle condizioni con una mascherina sul volto: evidentemente era predisposto per fare qualche gesto inconsulto e c’è riuscito». Nel suo racconto Fantucci ha ripercorso i momenti in cui il figlio lo ha chiamato al telefonino subito dopo la tragedia. «Abbiamo sentito voce del nostro ragazzo - racconta - "babbo sono vivo". Il primo pensiero è a un accoltellamento o a una rissa. Sentivo in sottofondo le urla strazianti sicuramente riconducibili a persone che riconoscevano dei corpi esanimi a terra. Io sono partito in pigiama e ciabatte - aggiunge -, in macchina, insieme a mia moglie e siamo andati sul posto». «Vi lascio immaginare che situazione abbiamo avuto davanti, veramente apocalittica. C’erano genitori in preda al panico che facevano gesti autolesionistici, appena vedevano il loro caro sotto al lenzuolo bianco. Cose atroci», ha concluso.

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