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Il caso

Vicenza, il consiglio comunale ripristina la clausola antifascista. E in aula è bagarre

Via libera alla mozione che porterà la giunta a confezionare il nuovo testo entro il 25 aprile. FdI: «Chiedere il bollino sulle idee è da fascisti»

Introdotta, tolta e a stretto giro rimessa. Il timbro sulla reintroduzione della clausola antifascista lo dà il consiglio comunale dove, con tutte le polemiche annesse e connesse, va in scena il revival di un film che negli ultimi anni è passato sugli schermi più d’una volta, con un finale diverso a seconda di chi siede nella stanza dei bottoni di palazzo Trissino. Stavolta l’epilogo replica quello scritto nel 2018 da Achille Variati che decise di vincolare la concessione degli spazi pubblici alla sottoscrizione di un esplicito ripudio del fascismo. E a questo si tornerà, entro il 25 aprile, dopo che l’amministrazione Rucco, con particolare giubilo dell’allora assessore Silvio Giovine, sbianchettò la suddetta formula sostituendola con un più generico ripudio verso tutti i totalitarismi

 

Bagarre in aula

A gettare il seme per un ritorno all'antico è la mozione approvata ieri (martedì 26 marzo) e presentata dai consiglieri di maggioranza che, su spinta di Martina Corbetti e Mattia Pilan che con Coalizione civica rappresentano la parte di sinistra della coalizione di governo della città, apre la strada al “bollino” antifascista passando la palla alla giunta che entro la festa della Liberazione confezionerà il nuovo testo. E intanto la bagarre in sala Bernarda – con un discreto pubblico a seguire la seduta, tra gli altri Gianluca Deghenghi del Mis e nessuno dell'Anpi che pure più volte ha sollecitato il ripristino della clausola antifascista – è servita. Tanto che ad un certo punto Giorgio Conte, un passato nel Msi e in An e un presente in Fratelli d'Italia, esce stizzito dall’aula.

La maggioranza

Per il centrosinistra tornare al richiamo all’antifascismo è cosa buona e giusta, con il consigliere Pilan che sottolinea come sia «importante raccogliere il testimone della Resistenza per ribadire che non ci deve essere agibilità politica per chi ancora oggi si richiama al fascismo e al grido di “riprendiamoci Vicenza” propugna tesi discutibili: dobbiamo dire con fermezza che non c'è spazio per idee razziste, omofobe e antidemocratiche».

L'opposizione

Il registro cambia del tutto quando si aprono i microfoni dai banchi del centrodestra. «Dal sindaco – dice Conte – mi aspettavo una cosa diversa, speravo che una nuova generazione come la sua lasciasse i vecchi arnesi della politica nel cassetto e guardasse al futuro. Questa clausola è diventata una ossessione e questa mozione è liberticida e anacronistica: chiedere il bollino sulle idee è l’atto più fascista che esista. Anche la risoluzione del parlamento europeo parla di tutti i totalitarismi. La vostra è una riabilitazione del comunismo». E se per Nicolò Naclerio, anche lui FdI, «anziché pensare ai bisogni delle persone, con i cittadini che chiedono sicurezza, si prede tempo con questa mozione imbarazzante che è una cambiale a favore degli antagonisti del Bocciodromo», il leghista Jacopo Maltauro dice: «Questa mozione è intrisa di passato. La clausola contro ogni forma di violenza c’è già: la violenza non è tale solo quando è di destra, la violenza è tale quanto c'è intolleranza ideologica da tutte le parti».

Il sindaco Possamai 

Insomma, l'appello di Massimo Bardin dei civici con Possamai che ha invitato il centrodestra a votare a favore, ricordando che Churchill non era certo di sinistra e che una destra moderna non dovrebbe avere nessuna remora nel chiudere con un certo passato, è rimasto inascoltato.

E da questo ragionamento parte anche il sindaco Giacomo Possamai che, dopo aver sottolineato di essere contro tutti i totalitarismi, compreso il comunismo, inizia il suo intervento così: «Non capisco la ritrosia della destra di dirsi antifascista». Una frase non sua ma non citata a caso: l'ha pronunciata Gianfranco Fini. E sempre Possamai ricorda come in Francia, davanti a Le Pen padre, si è sempre creata una barriera “repubblicana” formata da tutti, dai conservatori ai socialisti. «Non capisco perché questo in Italia non possa accadere».

Roberta Labruna

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