VICENZA. Veloci come il vento, o quasi. Di certo più di quanto il buonsenso, prima ancora del codice della strada, suggerirebbe. Perché in effetti a regolamentare l'andatura delle biciclette che sfrecciano in città e in particolare lungo corso Palladio sembra non poter essere che la personale capacità di discernimento, dal momento che la legge non fissa limiti di velocità. Se infatti la normativa nazionale parla di generiche “condizioni di intralcio o pericolo per i pedoni” come metro di giudizio per tarare il contachilometri quando si è in sella, alla prova dei fatti, su strada, risulta evidente che la sicurezza dell'utenza più debole e dei ciclisti stessi è tutta o quasi demandata all'assennatezza di questi ultimi. Che nel tratto finale di corso Palladio, in quella ventina di metri in discesa prima di palazzo Chiericati, corrono, eccome se corrono. Non tutti, beninteso: ma su una ventina di conducenti campione osservati ieri intorno a mezzogiorno, almeno 4 percorrevano la via del passeggio decisamente troppo forte.
Valutazione personale, si potrà obiettare, proprio non essendoci restrizioni legislative, ma condivisa da un numero crescente di persone. Sono infatti sempre più i vicentini, soprattutto tra i residenti in centro storico, a invocare soluzioni ad un problema arrivato sul tavolo del sindaco Francesco Rucco fin dal suo insediamento a palazzo Trissino. E dopo l'annuncio del primo cittadino di un imminente giro di vite sulla circolazione delle biciclette in corso Palladio , è l'assessore alla mobilità Claudio Cicero a dettagliarne i contenuti : «Li multeremo tutti, quelli che vanno troppo veloci, quelli che invadono la strada senza usare le piste ciclabili dove presenti, quelli sprovvisti di fanali e luci - è l'avvertimento di Cicero -. Le regole che valgono per gli automobilisti devono valere anche per loro».