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Vicenza

Zika, è allerta
Piano anti-zanzare
In Veneto 4 casi

Disinfestazione radicale dalle zanzare in tutti i Comuni per prevenire la diffusione del virus Zika
Disinfestazione radicale dalle zanzare in tutti i Comuni per prevenire la diffusione del virus Zika
Disinfestazione radicale dalle zanzare in tutti i Comuni per prevenire la diffusione del virus Zika
Disinfestazione radicale dalle zanzare in tutti i Comuni per prevenire la diffusione del virus Zika

Zika. Il pericolo è teorico ma guai prenderlo sottogamba. Anzi all’Ulss è già allerta. E comincia la caccia alla zanzara tigre, l’aedes albopictus, il vettore che potrebbe trasmettere nel Veneto e nel Vicentino il misterioso virus che arriva dal Sudamerica. Quest’anno i piani di sorveglianza entomologici dovranno essere ancora più adeguati. Nei primi giorni della prossima settimana Andrea Todescato, direttore del Sisp, il Servizio di igiene e sanità pubblica, spedirà una nota a tutti i Comuni: «Occorrono interventi di disinfestazione radicali da quando la situazione climatica cambierà e le zanzare usciranno dal letargo, da aprile fino agli inizi di ottobre».

Il dott. Todescato è realista: «In questo momento non ci sono rischi. La malattia ha un quadro banale che si risolve in pochi giorni, ma, al di là delle complicazioni fetali, sappiamo ancora troppo poco. Ci troviamo dinanzi a un virus di importazione da Paesi in cui esiste una grande densità di insetti, ma questo non toglie che l’infezione possa instaurarsi in modo autoctono anche da noi e che la propagazione diventi massiccia come è avvenuto in Brasile. Il pericolo è potenziale, ma potrebbe materializzarsi rapidamente nel momento in cui alle nostre latitudini si creeranno le condizioni climatiche ideali per il proliferare delle zanzare. Per questo chiediamo ai Comuni di attrezzarsi per tempo».

Insomma, l’Ulss mette le mani avanti. L’emergenza oggi non c’è, ma potrebbe arrivare presto.

Anche per il primario del reparto di malattie infettive del San Bortolo Vinicio Manfrin è urgente affilare le armi della prevenzione per trovarsi preparati nel momento in cui questo arbovirus, che in Brasile e nei Caraibi viene trasmesso dalla puntura dell’aedes aegypti, ma che nel Veneto potrebbe essere veicolato dalla zanzara cugina con striature bianche sul dorso, diventasse stanziale.

«Il piano di sorveglianza che applichiamo in ospedale è lo stesso adottato per il virus West Nile, all’interno della rete regionale con cui si monitorano tutte le febbri estive di origine tropicale. Come conoscenze siamo ancora agli inizi. Non sappiamo quale sia il livello di rischio, il nesso epidemiologico. Si parla anche della possibilità di trasmissione sessuale ma fino ad oggi si ha notizia di un solo caso negli Stati Uniti».

A Vicenza fino a questo momento, come malattie virali di origine tropicale, si contano solo pazienti di importazione. Lo scorso anno due casi di dengue e uno di chikungunya, e adesso la donna di Castelgomberto di 39 anni rientrata dai Caraibi in compagnia di questo virus che ha preso il nome dalla foresta Zika in Uganda, il luogo in cui venne identificato la prima volta nel 1947 nel sangue di scimmie sentinella per il monitoraggio della febbre gialla. «Una cosa è importante dire ai vicentini – spiega il dott. Manfrin - . Meglio evitare di recarsi nelle zone in cui sta infuriando l’epidemia. Andare solo se strettamente indispensabile».

La signora di Castelgomberto reduce da un viaggio turistico in Martinica resta finora il primo caso vicentino del virus che provoca la microcefalia nei bambini. Nel Veneto dall’inizio del 2016 sono quattro i casi di Zika riscontrati: una italo-venezuelana giunta in vacanza a Treviso, la donna vicentina, e due veneziani, un uomo rientrato da Haiti e una giovane, per fortuna non incinta, appena tornata dalla Repubblica Dominicana. La conferma per quest'ultima è giunta ieri pomeriggio dal laboratorio di microbiologia dell’università di Padova. Intanto l’assessore regionale alla sanità Luca Coletto tranquillizza: «Non c'è motivo di allarme. Monitoriamo il virus Zika dal 2010 e se arrivasse siamo in grado di curarlo». Ma insiste sulle “necessarie” precauzioni da prendere prima di fare un viaggio nelle aree di maggior diffusione: «In particolare i viaggiatori con disturbi del sistema immunitario, le donne in gravidanza, i bambini piccoli».

Franco Pepe

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