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Terrorismo

Vicentina a Tunisi
«Viva per miracolo
dopo l’attentato»

L’intervento di polizia e soccorsi dopo l’attentato di ieri pomeriggio a Tunisi. ANSARosalba Zardo, vicentina, vive da tempo a Tunisi
L’intervento di polizia e soccorsi dopo l’attentato di ieri pomeriggio a Tunisi. ANSARosalba Zardo, vicentina, vive da tempo a Tunisi
L’intervento di polizia e soccorsi dopo l’attentato di ieri pomeriggio a Tunisi. ANSARosalba Zardo, vicentina, vive da tempo a Tunisi
L’intervento di polizia e soccorsi dopo l’attentato di ieri pomeriggio a Tunisi. ANSARosalba Zardo, vicentina, vive da tempo a Tunisi

Ivano Tolettini

TUNISI. La strategia del terrore dell’Isis per destabilizzare il Magreb semina ancora morte e paura. Nell’attentato di ieri pomeriggio che ha causato la morte di 14 poliziotti della guardia presidenziale, seduti su un autobus fatto saltare per aria in pieno centro a Tunusi, ha rischiato di perdere la vita anche una vicentina. Rosalba Zardo, 51 anni, originaria di Valdagno, era a passeggio col proprio compagno Mohamed quando è stata scaraventata per terra. La deflagrazione e lo spostamento d’aria hanno gettato nel panico la donna che stava camminando in Avenue Mohamed V ed ha iniziato a urlare disperata.

«Ho visto la morte in faccia, ritengo di essere miracolata. Quando mi sono rialzata una prima volta ero avvolta in una sorta di nube - racconta concitata al telefono -, non capivo più nulla, avevo male a un orecchio, ma ho impiegato pochi istanti per comprendere che cos’era successo: un attentato. Sono caduta altre due volte perché ho impiegato un po’ a recuperare l’equilibrio».

La coppia si trovava ad alcune centinaia di metri dal luogo della carneficina jihadista. «Sono stati momenti terribili perché pareva di stare in guerra - spiega - tutti correvano senza una meta, almeno così mi sembrava, e i più urlavano. L’idea è quella di un formicaio impazzito, mentre poco dopo si sono cominciate a sentire le sirene di ambulanze e forze dell’ordine».

Per la Tunisia è il terzo attentato nel corso del 2015, dopo la strage del Museo del Bardo, nella periferia occidentale della capitale il 18 marzo costato la vita a 22 persone, di cui quattro italiane; e quello sulla spiaggia di Sousse il 26 giungo, durante il Ramadan, ai danni dei turisti di un resort con 38 vittime.

Ieri pomeriggio pioveva e la temperatura non superava i 15°, dunque piuttosto freddo per quella latitudine.

«Subito sono intervenute le forze antiterrorismo - raccontava più tardi la donna che da un paio d’anni vive a Tunisi - che hanno circondato la zona alla ricerca di fondamentalisti islamici. C’erano detriti dappertutto. Molti feriti insanguinati cercavano soccorsi. Una scena straziante, anche perché si capiva che quei poveretti sul pullman in fiamme erano in trappola. Ci hanno detto poco dopo che erano della guardia presidenziale. Tra l’altro il cuore del potere politico non è molto lontano, certo che è terribile, non ho parole. La polizia vedendo che non eravamo feriti ci ha fatto quasi subito allontanare ed ha preso possesso dell’area».

L’emergenza terrorismo sta mettendo a dura prova il fragile sistema politico di un Paese di 10 milioni di abitanti che dopo la Primavera araba stenta a trovare un proprio equilibrio, e dove il radicalismo islamista sta iniziando a fare proseliti.

«La televisione ieri ha mostrato che un bambino di 6 anni era andato a scuola con una bomba e solo per un caso è stato scoperto - racconta la vicentina - Non si è capito se era pronto a farsi esplodere, fatto sta che avverto grande preoccupazione tra la gente, che comincia ad avere davvero paura che l’Isis possa infiltrarsi com’è accaduto in Libia. La situazione qui appare più impermeabile, ma anche per una nazione un tempo sostanzialmente laica come quella tnunisina si avvertono i pericolosi richiami del radicalismo musulmano».

Zardo ieri sera si è messa in contatto con l’ambasciata italiana, alla quale si sono rivolti decine di connazionali che risiedono a Tunisi.

«Mi hanno consigliato di tornare in Italia perché la situazione è diventata preoccupante e ritengo che lo farò - conclude la donna - Del resto, qui sta diventando un disastro, è stato imposto il coprifuoco dalle 21 alle 5 e c’è il timore di nuovi attentati. Attaccando un bus delle guardie presidenziali e mietendo vittime i jihadisti hanno voluto lanciare un messaggio di paura. Torno a casa».

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