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Vicenza

Vicentina 39enne
torna dai Caraibi
malata di Zika

L’ingresso del San Bortolo, dove è stata visitata la paziente
L’ingresso del San Bortolo, dove è stata visitata la paziente
L’ingresso del San Bortolo, dove è stata visitata la paziente
L’ingresso del San Bortolo, dove è stata visitata la paziente

VICENZA. Primo caso di virus Zika a Vicenza. È una donna di 39 anni di Castelgomberto, appena rientrata da una vacanza in Martinica, l’isola delle piccole Antille nel cuore dell'arcipelago dei Caraibi. Lunedì la signora si sente male. Una febbricola, congiuntivite, rash cutaneo. Sembra una banale influenza ma i sintomi sono simili anche a quelli del virus che si sta propagando in misura esplosiva in Brasile e in tutta l'area centroamericana, che è un killer per le donne incinte e sta diventando la nuova emergenza sanitaria mondiale.

La donna si reca dal medico di base, il dott. Alberto Dolci. Nulla, apparentemente, di grave, ma una certa preoccupazione. La paziente ha soggiornato per oltre una settimana nella zona più colpita da una perfida epidemia che provoca gravi malformazioni fetali, e che gli esperti collegano alla raffica di nascite da ottobre ad oggi, nel solo Brasile, di oltre 3 mila 500 bambini affetti da microcefalia, una patologia che causa la deformazione della testa e blocca lo sviluppo del cervello. Potrebbe essere il nuovo morbo che fa paura. Per questo il medico le consiglia di recarsi a Vicenza. È pomeriggio inoltrato di lunedì. La donna entra al San Bortolo. I sanitari le diagnosticano una “febbre estiva” del tipo Dengue e Chikungunya trasmessa da zanzare del genere Aedes e chiedono una consulenza al reparto di malattie infettive. L'infettivologo di turno, Paolo Benedetti, la visita, fa uno screening, un prelievo di sangue, accerta che la donna non sia in stato di gravidanza, e poi, viste che le sue condizioni sono discrete, la manda a casa.

La provetta viene inviata al laboratorio di microbiologia dell'università di Padova, uno dei più all'avanguardia d'Europa, diretto da uno specialista di statura mondiale, il prof. Giorgio Palù, che da settimane effettua test su campioni sospetti. Ieri alle 16 il responso. Non ci sono dubbi: è proprio il virus Zika. A questo punto scatta un principio di allerta anche all'Ulss. C'è da capire se occorre dare il via a protocolli di profilassi, se si deve mettere in isolamento la paziente. Il primario di malattie infettive Vinicio Manfrin si consulta con il direttore del Sisp, il servizio di igiene pubblica, Andrea Todescato, ma, al termine del briefing si decide che non esiste pericolo. Il virus non si trasmette da uomo a uomo anche se ci sono ancora parecchi misteri da chiarire. Il vettore, il punto debole di Zika, è sempre e solo la zanzara. Se l'Aedes albopictus, la zanzara Tigre che si è insediata stabilmente anche nel Veneto, entrasse in contatto con una persona infettata, potrebbe teoricamente trasmettere il virus ad altre persone. Ma, per fortuna, in questa stagione, zanzare non ne circolano. Sarebbe stato diverso in estate. Niente, dunque, misure preventive.

La donna, intanto, sta meglio. L'infezione è benigna. Ieri il dott. Manfrin l'ha raggiunta telefonicamente nella sua casa di Castelgomberto. È sulla via della guarigione. Resta, comunque, l'allarme generale. Il Ministero della salute sconsiglia viaggi in America Latina soprattutto alla donne incinte, e nel Veneto si accentua il programma di sorveglianza per le febbri di importazione.

Franco Pepe

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