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Vicenza

Truffa gli amici
prendendo i regali
di nozze inventate

Qualche invitato si è rivolto alle forze dell’ordine per avere consiglio
Qualche invitato si è rivolto alle forze dell’ordine per avere consiglio
Qualche invitato si è rivolto alle forze dell’ordine per avere consiglio
Qualche invitato si è rivolto alle forze dell’ordine per avere consiglio

VICENZA. Chissà se Elena ed Alessandro, e i nomi non sono di fantasia, si sono sposati davvero. E chissà soprattutto se sono loro gli autori di quella beffa che non ha provocato danni economici ingentissimi, ma ha lasciato l’amaro in bocca un sacco di gente, anche se più di qualcuno ha pensato che chi ha messo in atto quel raggiro ha una mente diabolicamente geniale. In effetti, una lista nozze per un matrimonio fantasma non è un’idea che venga tutti i giorni. Questi i fatti, che hanno bisogno di una premessa. Elena P., 28 anni, vicentina, si è trasferita qualche anno fa a Roma, dove era andata a convivere con Alessandro, lo storico fidanzato di Napoli.

A Vicenza la giovane aveva molti amici, oltre ai parenti; aveva lavorato come barista in un locale, e come impiegata in un ufficio commerciale e per un’azienda di Grisignano. Un po’ tutti avevano visto Alessandro, che ogni tanto veniva a trovarla. Ed erano stati contenti nel sapere che quell’amore a distanza era sbocciato in una convivenza. Quando, fra agosto e settembre, ai vecchi colleghi di lavoro e ai compagni delle superiori, e agli amici della parrocchia oltre che a qualche vicino di casa dei genitori (che oggi non vivono più a Vicenza), è arrivato l’invito per le nozze molti si sono stupiti, perché Elena non la sentivano più da molto tempo, ma tutti hanno pensato che finalmente aveva coronato il suo sogno d’amore. Il biglietto, spedito per posta, era preceduto da una breve lettera, in cui Elena spiegava di vivere a Roma, ma di aver deciso di sposarsi a Vicenza, nella chiesa parrocchiale di Laghetto, e di volere vicino a sé le persone che erano state importanti nella sua giovinezza, e di aver compreso che erano tali grazie alla lontananza. Frasi che, anche ad un duro di cuore, avrebbero comunque fatto piacere. Elena poi allegava l’invito al pranzo (in un ristorante di Quinto) o alla torta, dopo la cerimonia religiosa. Infine, allegava - come ormai è prassi - l’indicazione del negozio di Vicenza dove i futuri sposi avevano fatto la lista nozze. Gli sposi firmavano con i loro nomi e cognomi e un indirizzo di Roma; nessun numero di telefono, solo un indirizzo email a cui confermare la partecipazione.

A tutti era parso un invito in piena regola. Tutti o quasi si sono tenuti liberi per sabato 14 novembre. La messa era fissata per le 11. Hanno mandato la mail, ricevendo risposte felici da parte della coppia. Nelle scorse settimane, gran parte degli invitati si è recata nel negozio alla periferia di Vicenza dove era stata preparata la lista nozze.

Chi ha comprato la moka per il caffè, chi un vaso, chi le stoviglie. I colleghi dei diversi luoghi di lavoro si sono messi insieme per acquistare una lavatrice, il servizio di piatti, i bicchieri, le posate. A detta del commerciante, quasi tutto è andato acquistato, per un valore complessivo di circa 6 mila euro. Pochi giorni prima delle nozze, ha spiegato il titolare del negozio, un signore con un furgoncino si è presentato a ritirare i regali. Aveva una delega di Elena. Venerdì 13, però, qualcuno deve avere subodorato qualcosa. Sta di fatto che fra molti invitati si è sparsa la voce che il matrimonio non si sarebbe celebrato. Non a caso in chiesa a Laghetto, vestiti di tutto punto, si sono presentati in pochi; e ancora meno al ristorante, al quale però qualcuno ha telefonato.

I bene informati sostengono che Elena abbia mandato ad alcuni una email per spiegare che le nozze erano rinviate a data da destinarsi per un grave problema; ma non tutti l’hanno ricevuta. Di fatto il matrimonio non si è celebrato; in parrocchia nessuno ne sapeva assolutamente nulla, e né Elena né Alessandro si sono più fatti vivi. Qualche invitato, dopo aver chiesto lumi al negoziante, si è rivolto alle forze dell’ordine per avere consiglio. Il sospetto, che ormai è una certezza, è che si sia trattato di una truffa degna di un film.

Diego Neri

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