<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Vicenza

«Scappai da guerra
Ma su immigrazione
servono più controlli»

Milena Stankovic, 40 anni, operaia, è fuggita dalla Serbia nel ’99
Milena Stankovic, 40 anni, operaia, è fuggita dalla Serbia nel ’99
Milena Stankovic, 40 anni, operaia, è fuggita dalla Serbia nel ’99
Milena Stankovic, 40 anni, operaia, è fuggita dalla Serbia nel ’99

Milena Stankovic, 40 anni, sposata, ha una figlia di 14 anni. Lavora come operaia in una fabbrica di plastica, a Vicenza è arrivata nel 1999 ed è capolista di “Serbi di Vicenza”, una delle quattro liste in corsa per le elezioni del consiglio degli stranieri in programma domenica.

Perché ha lasciato la Serbia?

Lì non c’era un futuro, sono scappata dalla guerra, dai bombardamenti. Ho fatto un viaggio di 16 ore in pullman e sono arrivata qui. Avevo un visto di pochi giorni. Per avere il permesso di soggiorno, poi, ci ho messo due anni.

Quella serba è la comunità straniera più numerosa in città. Come mai scegliete in così tanti Vicenza?

Vicenza da noi, soprattutto fino a qualche anno fa, era famosa per un essere una città ricca dove c’era lavoro per tutti e il passaparola ha portato tanti di noi a venire qui.

Oggi la città è ancora attrattiva per voi?

Oggi è cambiato tutto, anche qui c’è la crisi e manca il lavoro. Per questo molti miei connazionali vanno via, si spostano in Germania o in Austria.

Lei non ci pensa a tornare in Serbia, anche considerando che è un Paese in forte sviluppo e con un'economia in crescita?

È vero che l’economia è in crescita. Nella mia città, ad esempio, che si chiama Nis, molti italiani sono venuti ad aprire delle fabbriche. Ma io non ci penso a tornare, lì dovrei ricominciare da zero. La mia vita è qui, sono riuscita a comprarmi la casa, ad avere un lavoro stabile, mia figlia è nata e cresciuta qui. Questa è casa mia è un giorno spero di diventare vicentina.

E intanto si candida per il consiglio degli stranieri.

Per la prima volta, grazie al Comune, abbiamo la possibilità di far sentire la nostra voce e spero tanto che in molti vadano a votare.

Proposte?

Secondo me ci sono tre fronti sui quali intervenire: la sicurezza, lavorare di più nelle scuole per favorire l’inserimento dei bimbi stranieri e poi un ultimo punto importante: molti lamentano difficoltà da un punto di vista sanitario, non sanno dove andare, a chi rivolgersi e c’è spesso difficoltà di comunicazione: noi potremmo mettere a disposizione dell’ospedale dei volontari che facciano da interpreti.

Secondo lei i vicentini sono razzisti?

Assolutamente no. Anzi, mi hanno sempre aiutata.

L’equazione straniero-sicurezza non è infrequente, la infastidisce?

Io penso che dovrebbe esserci un controllo maggiore su chi sono le persone che arrivano in Italia, che storia hanno, se hanno i mezzi per condurre una vita dignitosa qui. C’è chi scappa dalla guerra e c’è chi, una minoranza, si infiltra per delinquere. Questo va a svantaggio di chi sta qui onestamente e paga, in termini di considerazione, le colpe di poche mele marce.

Qualche anno fa le autorità del suo Paese dissero che la mafia serba stava mettendo radici in Italia perché qui l’attività repressiva era meno efficace rispetto a quella che esiste in Serbia. È davvero così?

In Serbia se una persona è condannata sconta tutta la sua pena in galera. Qui in Italia invece in carcere non ci rimane nessuno.

Cosa le piace dell’Italia?

Le persone, la lingua e il cibo.

Piatto preferito?

Penne all’arrabbiata.

E cosa non le piace?

Ultimamente le persone sono un po’ più diffidenti rispetto al passato, perché sono preoccupate per la crisi e quindi si chiudono.

Roberta Labruna

Suggerimenti