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Vicenza

Resta paraplegica
«Tutta colpa
di una vite»

L’edificio da cui era caduta Maria Imparato oltre due anni fa
L’edificio da cui era caduta Maria Imparato oltre due anni fa
L’edificio da cui era caduta Maria Imparato oltre due anni fa
L’edificio da cui era caduta Maria Imparato oltre due anni fa

VICENZA. I particolari, si sa, fanno la differenza. Addirittura in una drammatica vicenda nella quale una donna, rimasta paraplegica, precipitò dal terrazzino di un appartamento per il distacco di una ringhiera dall’ancoraggio, è stato decisivo l’intuito dei periti del tribunale. Notando una delle quattro grosse viti di colore diverso rispetto alle altre tre, hanno ricostruito che la corresponsabilità del crollo potrebbe essere attribuita ai pittori che dieci anni prima avevano dato le tinte al palazzo in viale Trieste 93. E che per dare il colore avevano staccato i perni del balcone, riposizionandolo in maniera non corretta per il difetto appunto di una vite più corta, senza avvisare alcuno.

INCHIESTA. La conseguenza immediata sul piano giuridica è stata duplice. Sei persone accusate di lesioni colpose aggravate sono uscite di scena sul piano penale ed è stata estesa sul piano civile anche ai pittori, i quali a loro volta rischiano l’incriminazione, la richiesta di partecipare al risarcimento dei danni subiti da Maria Imparato il 26 maggio 2013, mentre puliva una porta-finestra ed era caduta da un’altezza di tre metri. I danni sono stati quantificati dall’avvocato Marco Dal Ben in 1,1 milioni di euro, comprensivi di 910 mila euro di danno non patrimoniale e i rimanenti 247 mila di danno patrimoniale, ai quali ne vanno aggiunti altri 326 mila euro per i danni riflessi subiti da Marta, Matteo e Luigi Maron, congiunti della pensionata sessantenne rimasta gravemente ferita.

ARCHIVIAZIONI. La vicenda, come si legge, è quanto mai complessa, visti i numerosi attori coinvolti. Cominciamo col dire che sono state archiviate dal tribunale le posizioni dell’architetto Massimo Galvanin, 43 anni, progettista, e del fratello, geometra Fabrizio, di 47, direttore dei lavori per conto della committente “Immobiliare Trieste”, assistiti dagli avvocati Daniele Accebbi e Chiara Bellini. Inoltre, sono usciti di scena il papà dei due Galvanin, Stefano, 70 anni (avv. Sergio Ranzato), titolare dell’immobiliare e l’ingegnere Gaetano Matteazzi, 57 anni, anch’egli progettista (avv. Valeria Lievore), nonché di Elisabetta Current, 66 anni, amministratrice della Profer snc che installò i balconi, poiché non aveva un ruolo operativo, e del marito Lino Scortegagna, 70 anni, nel frattempo mancato.

CASSAZIONE. C’è da osservare, però, che contro l’archiviazione dei fratelli Galvanin ordinata dal tribunale ha presentato opposizione in Cassazione l’avv. Dal Ben perché le parti offese non sono state avvisate dalla procura di Vicenza e si è limitato il loro diritto a tutelare i propri interessi. Pertanto, in base alla giurisprudenza della Cassazione la posizione dei Galvanin tornerà davanti al gip.

CAUSE. Quanto ai motivi che hanno portato al distacco dal muro perimetrale della ringhiera metallica del terrazzino, i due periti che se ne sono occupati - oltre a Giordano per il penale, l’ing. Federico Bergamin incaricato dal giudice civile - hanno concluso in maniera analoga. Da una parte c’è stata la presunta negligenza nell’installazione ad opera della Profer di Dario e Sergio Scortegagna, assistiti dall’avv. Ferdinando Cogolato, dall’altra l’ipotetica imprudenza della “Pittori F.lli Zazzeron snc di Adriano ed Armando” di Bolzano Vicentino, poi trasformatasi in “Pittori F.lli Zazzeron srl”, rappresentata da Paolo Zazzeron, che eseguì i lavori nel 2004.

Il perito Bergamin scrive che «probabilmente i pittori hanno visto la vite n.3 che sporgeva dal montante della ringhiera: l’hanno dipinta di nero per cm 2,5! E poi è stata reinserita “a secco”, senza prendere alcun provvedimento per garantire la stabilità e la sicurezza della ringhiera”». Mentre l’ing. Giordano specifica che quella vite «rimase estratta o fu sic e simpliciter reinserita nel foro senza adottare particolari accorgimenti atti a garantire l’ancoraggio».

Ivano Tolettini

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