Il cannone spara sopra l’autostrada. Liquido viscido. Poltiglia. È letame. L’asfalto della A4 diventa il pavimento di una stalla. I poliziotti, già in assetto anti sommossa, fermano le auto. La Milano-Venezia lungo il tratto di Vancimuglio viene chiusa. La protesta dei Cospa del latte tocca il suo apice. È il 20 novembre 1997: vent’anni fa, oggi.
Per i successivi tre mesi Vicenza viene catapultata al centro dell’attenzione nazionale. È la prima grande protesta contro il sistema delle quote-latte e i maxi prelievi chiesti agli allevatori per gli eccessi di produzione. In quei giorni, tesi e complicati, a coordinare l’ordine pubblico c’è il vice questore Pietro Paolo De Blasio. Che quei momenti li ha ancora bene impressi nella memoria. «Sono due i ricordi più importanti di quei giorni: il primo relativo all’assalto fatto dai manifestanti davanti all’ingresso dell’autostrada; il secondo è quando sparsero il liquame e per poco non mi colpirono».
Ora l’ex dirigente della questura fa l’avvocato, in città. Ma quei giorni, in cui tutta Italia guardava a Vicenza, non può scordarli: «Dovevamo fare in modo che l’ordine fosse mantenuto, ricordandoci che quelle persone non erano delinquenti, ma gente perbene che pensava di essere nel giusto. Abbiamo sempre trattato, e anche loro lo hanno fatto in modo moderato». Durante quelle giornate, però, ci furono anche scontri e istanti di forte nervosismo. «Avevo fatto schierare davanti all’ingresso dell’autostrada dei giovani che provenivano da una delle scuole di polizia. Sono andato a parlare con gli allevatori perché da Roma era arrivato l’ordine di impedire che bloccassero l’Italia. Parlai con loro e alcuni si avvicinarono. E così, pensando che mi stessero aggredendo, un agente è intervenuto e ha dato una manganellata a un sindacalista». Per De Blasio l’episodio ebbe un epilogo del tutto inaspettato: «Il ministro dell’Interno era Giorgio Napolitano. Pensavamo che avrebbe preso provvedimenti e invece si assunse tutta la responsabilità, perché aveva detto che in autostrada non dovevano entrare. È singolare che un politico si assuma certi oneri». Per quanto riguarda lo spargimento di letame in A4, De Blasio ammette che gli andò bene: «Ero lì e venni mancato per poco dal getto, che invece investì la persona al mio fianco. Rimangono nella mente queste due circostanze e la convinzione di aver fatto tutto il possibile per cercare il dialogo. Anche dall’altra parte abbiamo comunque trovato la stessa disponibilità», conclude l’ex vice questore.
In prefettura, invece, a partecipare ai continui tavoli tecnici che si succedevano in quei giorni del novembre ’97, c’è il vice prefetto Filippo Rubino. Che quelle riunioni le ricorda ancora piuttosto bene: «È stato un momento particolarmente difficile. Abbiamo dovuto fronteggiare una situazione fattasi davvero complicata praticamente per un intero trimestre. Tre mesi in cui la nostra attenzione era rivolta esclusivamente a quanto stava avvenendo con gli allevatori». Poi Rubino ricorda soprattutto l’attenzione con cui il Viminale ha seguito il caso: «Con il ministero ci sentivamo sempre. Ci interessava che non accadesse nulla. Con il passare dei giorni avevamo però capito che la questione era tutta politica. E allora la faccenda cambiò; si trascinò per un po’ di tempo quindi si assopì e questo ci permise di riprendere la nostra consueta attività».