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Vicenza

Negozi chiusi
Stazione
un progetto fallito

Una stazione vestita di... bianco: quasi tutti i negozi sono chiusiLa biglietteria della stazione: il negozio di accessori ha chiuso
Una stazione vestita di... bianco: quasi tutti i negozi sono chiusiLa biglietteria della stazione: il negozio di accessori ha chiuso
Una stazione vestita di... bianco: quasi tutti i negozi sono chiusiLa biglietteria della stazione: il negozio di accessori ha chiuso
Una stazione vestita di... bianco: quasi tutti i negozi sono chiusiLa biglietteria della stazione: il negozio di accessori ha chiuso

Una stazione ospitale, accogliente, ricca di servizi? Non a Vicenza. Almeno, non era così che Centostazioni la immaginava quando vennero spesi 2 milioni e 400 mila euro per il progetto di recupero e ristrutturazione. «Daremo alla città un complesso ferroviario più funzionale, sicuro accessibile e dotato di negozi utili per i frequentatori», scrissero allora i progettisti. Correva l’anno 2005 (il cantiere ufficialmente aprì l’estate precedente), ma i lavori iniziarono solo a febbraio. Andarono avanti a singhiozzo, ma vennero eliminate le barriere architettoniche, realizzati i percorsi per i non vedenti, risistemato il sottopassaggio, messi a norma gli impianti, ripresi gli intonaci nell’intento di valorizzare l’aspetto originale dei locali della stazione berica con l’arretramento anche della biglietteria. I lavori proseguirono per quasi due anni non senza polemiche da parte dei lavoratori e degli utenti. Ci furono anche interrogazioni comunali.

Poi si cominciarono a vedere i primi negozi: una parafarmacia verso viale Venezia, la sede di una banca, un discount di detersivi, un’edicola anche se all’inizio era un po’ nascosta, il tabaccaio, il bar. E ancora un autonoleggio, un negozio di borse, un altro di accessori. Addirittura una sala giochi. Ora, i “sopravvissuti” rimangono quattro: bar, libreria, tabaccaio e un autonoleggio con entrata all’esterno del piazzale verso la stazione delle corriere.

Per il resto, e si tratta di oltre dieci attività, il vuoto. Tutte le vetrine sono coperte da carta, rimangono in bella vista i maniglioni ancora lucidi, i corridoi pulitissimi e una sala d’aspetto dove funziona solamente una tv a circuito chiuso e un video che indica partenze e arrivi dei treni.

Eppure, i dati che allora misero sul tavolo i tecnici di Centostazioni, erano interessanti: lo scalo vicentino contava su 7 milioni e 700 mila viaggiatori all’anno, circa 21 mila al giorno, e venne scelta con altri 103 scali in tutta Italia per essere sistemata. Quindi una stazione importante sulla base del movimento, almeno sulla carta. Certo, da allora il mondo si è rovesciato, la crisi ha messo in ginocchio l’economia, i negozianti, le famiglie, forse anche i trasporti. Ma ora arrivare o partire da Vicenza significa farlo senza giornali perché manca l’edicola, non c’è uno sportello per il bancomat, e oltre al bar e alla libreria tutto rimane chiuso. Per colpa dei prezzi? «Anche questo contribuisce - racconta Silvana Golin, responsabile della caffetteria - se chiedevano 2.800 euro di affitto per pochi metri quadrati, ai quali vanno aggiunte le spese per il riscaldamento, la luce e tanto altro, comincia a diventare pesante. Eppure il movimento non manca, forse se cominciassero ad abbassare gli affitti qualcosa potrebbe cambiare».

«Di gente ne passa - conferma Luisa Baron, libreria Mondadori - rimane un punto strategico. Vedere tutto chiuso non è il massimo». Chissà cosa si chiede un turista quando arriva in città e non trova nemmeno un deposito bagagli, solo grandi vetrate coperte da fogli bianchi. Non è un bel biglietto da visita, lo si dice da tempo. La crisi a piccoli passi sta passando, Vicenza è diventata più turistica e forse una stazione accogliente servirebbe.

Chiara Roverotto

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