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La spedizione

Mario Vielmo
alla conquista
del Lhotse

Vielmo, con uno dei tre compagni, dopo il maltempo è pronto a dare l’assalto al Lhotse
Vielmo, con uno dei tre compagni, dopo il maltempo è pronto a dare l’assalto al Lhotse
Vielmo, con uno dei tre compagni, dopo il maltempo è pronto a dare l’assalto al Lhotse
Vielmo, con uno dei tre compagni, dopo il maltempo è pronto a dare l’assalto al Lhotse

«Ho deciso, domani mattina si parte». Mario Vielmo da quasi un mese e mezzo in Nepal, ai piedi del Lhotse, quarta montagna del mondo, rompe gli indugi e dà il via alla fase finale di salita a quello che si augura diventi il suo undicesimo ottomila. «Abbiamo dovuto aspettare fino ad oggi, non c’è stata scelta», ha spiegato il forte himalaysta vicentino a Claudio Tessarolo, l’amico giornalista alpinista con il quale è costantemente in contatto. «Il tempo negli ultimi giorni è stato complessivamente buono, le spedizioni commerciali presenti qui al campo base, con obiettivo soprattutto l’Everest, hanno già iniziato a portare clienti in vetta. Ci sono poco meno di trecento persone pronte a salire sulla montagna più alta del mondo. Sul Lhotse, invece, non ci sarà ressa, ho saputo che finora sono saliti solamente tre sherpa con due alpinisti. Adesso siamo pronti a metterci in gioco anche noi. Prima no, sarebbe stato impossibile».

Il perché è presto detto. Nell’ultima settimana il bel tempo che ha dato il via alle danze e che ha fatto seguito a giorni caratterizzati da intense nevicate in quota, è stato sempre accompagnato da vento di sessanta chilometri orari. Troppi per chi come Vielmo e compagni di cordata, il forte Sebastiano Valentini e il padovano Nicola Bonaiti, e pochissimi altri alpinisti, arrampicano senza l’aiuto di ossigeno supplementare. «Con l’erogatore davanti alla bocca, il vento a sessanta chilometri orari o anche di più non rappresenta un ostacolo insormontabile, si riesce a salire con difficoltà certo, ma anche con regolarità. Invece, senza bombole di ossigeno sulle spalle, l’ascesa non soltanto diventa problematica ma anche molto, molto pericolosa. E di rischiare la vita per una montagna non mi pare proprio il caso», taglia corto Vielmo.

Il programma così come lo ha prospettato la guida alpina di Lonigo, e che ha avuto ovviamente la totale approvazione dei compagni, prevede oggi, lunedì, la partenza dal campo base e il superamento del sempre insidioso Ice Fall, la colata di ghiaccio e crepacci alta oltre seicento metri. Ma il terzetto non si fermerà a campo 1, subito dopo l’Ice Fall, ma proseguirà direttamente a campo 2, dove trascorrerà la notte. In altre parole la vetta del Lhotse potrebbe finire sotto i ramponi del vicentino giovedì o venerdì. «È quello che ci auguriamo succeda. Noi siamo pronti», conclude Vielmo, assolutamente concentrato come è giusto che sia sull’impresa che si appresta a compiere.

I sacrifici e le fatiche sostenute in queste lunghe settimane di acclimatazione, gli imprevisti affrontati e le difficoltà che il terzetto guidato da Vielmo ha dovuto superare, è tutta roba che adesso non conta. Il momento della rincorsa alla vetta è unico, esiste solamente la meta finale, il resto passa in secondo piano. Anche il clamoroso furto della tenda subito a campo 1 l’altra settimana. «La tendina che ci hanno rubato? Più saputo nulla, brutta storia ma non importa, ce ne siamo procurarti un’altra. Speriamo invece che la neve caduta abbondantemente non abbia rovinato i ripari che abbiamo lasciato negli altri campi», si augura Vielmo con un tono di voce tutt’altro che preoccupato. Sarà che il grande momento sta arrivando e i brutti pensieri è meglio cacciarli via subito. C’è il Lhotse da raggiungere e sarebbe davvero ora, considerato che il vicentino lo sta inseguendo già da qualche anno.

La testa è rivolta alla quarta montagna del pianeta ma Vielmo, prima di mettersi in marcia, rivolge l’attenzione (e una foto scattata al base, sotto l’Everest) alla sua Lonigo. «È un problema serio, a Lonigo ci sono molti genitori preoccupati perché i loro figli hanno tracce elevate di Pfas nel sangue. Speriamo si riesca a fare qualcosa, l’acqua è un bene troppo prezioso per non fare nulla per difenderla», il pensiero di Vielmo direttamente da uno dei luoghi più spettacolari del mondo. Un argomento quello della Pfas che sta a cuore al più forte himalaysta vicentino di tutti i tempi.

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