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Vicenza

Lascia sola
la neonata
Va a processo

Un neonato accarezzato dalle mani della sua mamma
Un neonato accarezzato dalle mani della sua mamma
Un neonato accarezzato dalle mani della sua mamma
Un neonato accarezzato dalle mani della sua mamma

Ha cercato giustificare il suo gesto spiegando che stava attraversando un momento difficile. Che da pochi giorni aveva dovuto fare i conti con un lutto in famiglia devastante e che mai e poi mai aveva pensato di poter mettere a repentaglio la vita della sua bimba. Ma queste spiegazioni non sono servite a evitarle il processo. E ieri mattina il giudice per l’udienza preliminare l’ha rinviata a giudizio con l’accusa di avere abbandonato in casa, da sola, la figlia di un mese. A finire sul banco degli imputati sarà Maria Grazia, una mamma di 45 anni residente in città (di cui non pubblichiamo interamente i dati anagrafici a tutela della figlia minorenne), difesa dall’avvocato Matteo De Meo.

IL FATTO. L’episodio avviene il 18 giugno di tre anni fa. La mamma è sola in casa con la neonata. Dopo il parto la donna, come talvolta accade, sta attraversando un momento delicato. Al quale si somma la perdita di uno dei suoi genitori. In quel momento, all’imputata, deve essere sembrato di avere sulle spalle il peso del mondo intero. Sta di fatto che quel pomeriggio esce di casa, dopo avere anche bevuto parecchio alcol, prende l’auto e comincia a girare. Apparentemente senza una meta e senza la sua bimba. Che ha lasciato nell’appartamento dove vive con il compagno. Durante il tragitto in auto la donna, in stato confusionale e di ebbrezza, provoca anche un incidente. Arriva una pattuglia delle volanti. Gli agenti capiscono immediatamente la situazione e trattengono la vicentina in attesa del compagno. Che poi l’accompagna in ospedale dove rimane ricoverata, e tenuta sotto osservazione dai medici, per un periodo di tempo.

L’INCHIESTA. L’episodio non può però finire così. E infatti dalla polizia parte immediatamente una segnalazione in procura dove viene depositato il verbale redatto dagli agenti. Documento che finisce sulla scrivania del sostituto procuratore Cristina Gava, magistrato del pool che si occupa dei reati commessi nei confronti delle cosiddette “fasce deboli”. Il pm, acquisita la cartella clinica della mamma, la iscrive sul registro degli indagati. L’accusa a suo carico è pesante: abbandono di minore, aggravato dal fatto di essere stato commesso da uno dei genitori. La donna, intanto, una volta dimessa dall’ospedale, intraprende un periodo di recupero facendosi assistere da un gruppo di esperti.

IL PROCESSO. A tre anni dal fatto, ieri, Maria Grazia è comparsa davanti al giudice che doveva decidere se accogliere o meno la richiesta di rinvio a giudizio. Secondo la procura la mamma, pur attraversando un momento difficile della sua esistenza, il giorno che ha lasciato la bimba in casa da sola, sarebbe stata perfettamente in grado di intendere le conseguenze che il gesto avrebbe potuto provocare. Il difensore invece ha rimarcato l’assoluto stato confusionale della donna confermato anche da una perizia psichiatrica portata a corredo della tesi difensiva. Alla fine, il giudice Gerace ha deciso di accogliere la richiesta del pm e di mandare a processo la mamma.

Matteo Bernardini

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