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Thiene

L’imam in italiano
«Isis, rischi
anche in Veneto»

Il sermone in italiano dell’imam del Veneto Kamel Layachi tenuto per i fedeli della moschea di Thiene. FOTO STUDIO STELLA - BREGANZE
Il sermone in italiano dell’imam del Veneto Kamel Layachi tenuto per i fedeli della moschea di Thiene. FOTO STUDIO STELLA - BREGANZE
Thiene, le parole di pace dell'imam (Stella)

Giulia Armeni

THIENE

La minaccia terroristica corre sul web. Social network, forum e chat come terreno di reclutamento prediletto per “i maestri dell’odio” del sedicente Stato Islamico, che proprio attraverso la rete cercano seguaci facendo leva sulle debolezze e spesso l’ingenuità dei più giovani e inesperti. È proprio ai giovani musulmani che vivono nel Vicentino che si rivolge l’Imam delle comunità islamiche del Veneto, Kamel Layachi con un appello accorato alle nuove generazioni a non cadere nella trappola di «questo gruppo criminale che non voglio nemmeno nominare in questo luogo sacro».

«Non ascoltate i maestri dell’odio, vigilate costantemente e state attenti ad Internet, strumento prezioso ma che può anche essere usato nel male». Il rischio dunque c’è ed è concreto, anche a Thiene; per questo e per dare un segnale importante alla comunità italiana che li ospita, alla luce dei sanguinosi fatti di Parigi, il centro islamico di via del Rosario, gestito dall’associazione culturale “Il Futuro”, ieri in occasione della preghiera del venerdì ha aperto le porte della moschea ad autorità, stampa e cittadini. «Vogliamo ribadire la nostra posizione chiara e netta nei confronti del terrore condannando con fermezza gli attentati di Parigi, ma anche di Tunisi e del Mali», spiega l’Imam.

«L’Islam ripudia la violenza in ogni forma e l’omicidio in particolare, come sottolinea il Corano in più punti».

In un mondo eternamente in bilico tra tradizioni immutabili e necessità di progresso, il bimbo in piumino rosso e copricapo tipico che si inchina alla Mecca così come il ventenne con jeans strappati che si sfila le scarpe prima di entrare in moschea per la preghiera del venerdì, pensando forse già alla serata in discoteca, rappresentano meglio di tante analisi sociologiche le mille contraddizioni dell’Islam. Luci e ombre di una religione che non è solo fede ma costume, tradizione, cultura: di qui la necessità per i musulmani, oggi più che mai come ha ricordato Layachi, di aprirsi al Paese che li ospita, mostrando il vero Islam. «Non vogliamo sembrare islamici moderati, l’Islam vero è uno ed è quello che vede la legalità come imperativo per essere un buon musulmano, quello che condanna la violenza del terrorismo ma anche la violenza domestica contro le donne. Sappiamo che ci sono alcuni casi di famiglie musulmane che sono state distrutte dalla violenza per questo bisogna prestare attenzione ai casi di disagio, prima che sfocino in tragedie».

Loro, le donne dell’Islam, ci sono ma non si vedono, nascoste al piano superiore della moschea, dove, in silenzio e a capo chino, ascoltano il sermone. Si parla di loro, ma non con loro.

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