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Vicenza

Il robot chirurgo
adesso opera
in ortopedia

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Un’operazione al ginocchio utilizzando il robot per la chirurgia ortopedica Navio
Un’operazione al ginocchio utilizzando il robot per la chirurgia ortopedica Navio
Un’operazione al ginocchio utilizzando il robot per la chirurgia ortopedica Navio
Un’operazione al ginocchio utilizzando il robot per la chirurgia ortopedica Navio

VICENZA.  Il robot ortopedico entra in ospedale. Questa mattina il primario Alberto Momoli effettuerà i primi due interventi al ginocchio su altrettanti pazienti utilizzando la nuova piattaforma robotica ad alta tecnologia per la chirurgia protesica in ortopedia. Il San Bortolo diventa così il primo ospedale pubblico del Veneto a disporre di questo braccio robotico che diventa una specie di terzo occhio del chirurgo, ma anche un fidato alleato di chi deve essere operato. Fino ad oggi ad averlo in dotazione erano solo due cliniche private a Verona e ad Abano. Ora, dunque, in attesa del robot per le chirurgie specialistiche che qualche settimana fa ha ricevuto il benestare della Regione, il San Bortolo si aggiunge al ristretto gruppo di ospedali pubblici e privati – sono soltanto 12 in Italia e oltre 400 centri nel mondo – che utilizzano questo sistema per la chirurgia protesica articolare di anca e ginocchio.

 

LA PRECISIONE. Il robot si chiama Navio, è prodotto da Smith & Nephew, una multinazionale britannica con sede a Londra che produce dispositivi medici, e consente una precisione assoluta. La macchina viene piazzata alle spalle del paziente. Poi il chirurgo programma su un software il lavoro che il braccio robotico andrà a fare. In pratica, una volta aperto il ginocchio, Navio ne misura le dimensioni e crea un modello 3D dell’anatomia dell’articolazione. Quindi l’operatore, assistito dalla sua équipe, guardando sul monitor che riproduce, sulla base dei parametri elaborati telematicamente, l’immagine disegnata del ginocchio, comincia a pilotare i sensori di questo robot di ultima generazione in grado di eseguire, grazie a una fresa collegata al robot, manovre comandate. «La chirurgia robotica – spiega il primario Momoli - è stata introdotta in ambito ortopedico nel 2009. Ma rispetto alla prima fase pionieristica oggi possiamo contare su sistemi perfezionati che offrono ampie garanzie». I vantaggi di tale strumentazione sono elevati. «La macchina impedisce di fare il minimo errore. Se il chirurgo calcola male l’angolatura, non sceglie la posizione esatta o taglia troppo in profondità, il robot si blocca. Insomma, impossibile sbagliare. E questo permette di effettuare interventi mini-invasivi».

 

IL RECUPERO. Per il paziente solo benefici: oltre alla certezza di uscire dalla sala operatoria con una protesi impiantata a regola d’arte, meno dolore, tempi rapidissimi di degenza («il giorno dopo si cammina», assicura il primario), e recupero ultraveloce delle funzioni dell’articolazione. Per il momento Momoli si limiterà a testare le performance del robot. Poi, assieme al dg Giovanni Pavesi, che sta portando avanti in tutti i reparti un piano globale di aggiornamento tecnologico delle apparecchiature, valuterà l’opzione economicamente più conveniente per l’acquisizione di Navio che costa mezzo milione di euro. Probabilmente all’inizio si deciderà per un periodo di noleggio.

 

IL FUTURO. «Ho chiesto di avere a disposizione questa macchina – dice Momoli – perché rappresenta un indubbio salto di qualità. Presto potremmo avere anche il robot per le protesi d’anca. Anche per questo un mio collaboratore, il dott. Stefano Giaretta, si trova attualmente in Inghilterra perché, come ortopedia di Vicenza, partecipiamo a uno studio internazionale con l’obiettivo di poter adottare tecniche che favoriscono un ulteriore grado di mini-invasività». Momoli guarda, quindi, sempre più al futuro in un reparto che, con un lavoro a tutto campo, dal pronto soccorso alla sala operatoria, e una squadra di collaudati specialisti, sforna, come ospedale pubblico, numeri da primato nel Veneto: quasi 3.500 interventi, di cui il 65 per cento dei quali in ambito traumatologico.

 

 

Franco Pepe

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