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Vicenza

Il naso “rinasce”
con la cartilagine
di un cadavere

Nella foto di repertorio un intervento in sala operatoria
Nella foto di repertorio un intervento in sala operatoria
Nella foto di repertorio un intervento in sala operatoria
Nella foto di repertorio un intervento in sala operatoria

Un tumore aggressivo le aveva divorato completamente il naso. Per salvarla il rimario di otorino Roberto Saetti aveva dovuto eliminare dorso e punta invasi dal cancro. Un intervento demolitivo seguito dalla radioterapia. Al posto del naso erano rimasti solo due fori. C'era da ricostruire tutta l'impalcatura ossea e dare forma al nuovo setto nasale. Un'impresa non semplice. Ma il primario di chirurgia plastica del San Bortolo Maurizio Pegoraro ci è riuscito grazie a un intervento senza precedenti fatto di creatività, abilità manuale, capacità chirurgica, con il quale ha restituito un aspetto normale a una vicentina di 48 anni finalmente uscita dal calvario di una malattia che le aveva devastato il viso.

Pegoraro ha usato una tecnica da lui ideata, non contemplata nei testi ufficiali della letteratura medica, ma rivelatasi assolutamente efficace. C'era da rifare la pelle e, soprattutto, la sella ossea sulla quale avvolgere la cute, «altrimenti - spiega il primario - la paziente si sarebbe ritrovata con una sorta di proboscide penzolante». Importante è stata, dunque, la fase preparatoria. Il dott. Pegoraro prima si è creato un modello in gesso indispensabile per le misure del naso da “rigenerare” e poi si é fatto arrivare dalla banca dei tessuti di Treviso un pezzo rotondeggiante di cartilagine prelevata dalla costola di un cadavere.

A questo punto, servendosi di una fresa anch'essa costruita a mano per questo particolare scopo, ha tagliato, con un lavoro attento e accurato, i bordi della cartilagine e ha cominciato a scavare lentamente fino ad aprirla, a svuotarla di tutta la sezione interna e a ricavare soltanto la parte esterna. Quindi ha levigato a fondo il segmento di tessuto per farlo diventare piatto ed elastico.

Una specie di scultura a regola d'arte per far sì che ne venisse fuori un sostegno in grado di surrogare alla perfezione fra solidità e flessibilità la funzione ossea, ma rispettando le misure di quello che sarebbe dovuto divenire il nuovo naso della donna. Insomma, fantasia, ma anche massima precisione. Pegoraro ci ha lavorato pazientemente per parecchi giorni fino a quando non ha ottenuto uno scheletro osseo in tutto simile alla struttura del modello. Ora era tutto pronto per l'intervento. La paziente è stata portata in sala operatoria ed è iniziata la fase attuativa di questa rinoplastica “brevettata” a Vicenza. Due ore di intervento. Tutto è andato secondo le attese, e la donna, una svolta svegliatasi dall'anestesia, ha sentito sotto le bende il naso rinato. Ora è già a casa, è sparita pure la fasciatura, e la signora ha potuto guardare allo specchio il risultato. «L'ho vista al controllo - racconta il primario - e mi ha detto che è felice».

Fra tre mesi un secondo intervento per completare l'opera. Pegoraro dovrà sistemare la punta del naso sempre utilizzando un brandello di cartilagine. Poi nessuno sarà in grado di capire che quello è un naso interamente ricostruito partendo da zero con un sistema, come detto, inventato dal primario del San Bortolo che, sotto l'aspetto chirurgico, dice di avere da sempre una grossa passione per la rinoplastica. «In altri ospedali – spiega - prelevano la cartilagine dal paziente stesso. Io preferisco evitare traumi e cicatrici”. Fino ad oggi ha operato al naso 5 mila persone per rifare nasi distrutti da incidenti, deformati o patologie oppure poco amati nel disegno anatomico dai legittimi proprietari. E nel Veneto, ma non solo, è la casistica più numerosa.

Franco Pepe

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