<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Vicenza

I “pescatori”
di carta
dai cassonetti

Un “pescatore” che ha appena fatto incetta di  carta dalla campana di un parcheggio in via Fermi
Un “pescatore” che ha appena fatto incetta di carta dalla campana di un parcheggio in via Fermi
Un “pescatore” che ha appena fatto incetta di  carta dalla campana di un parcheggio in via Fermi
Un “pescatore” che ha appena fatto incetta di carta dalla campana di un parcheggio in via Fermi

Con la testa infilata dentro la campana della carta. Non per gettare fogli, imballaggi o giornali, ma per estrarli e portarli via con l’aiuto di un arpione. Una vera e propria pesca che a volte non frutta nemmeno un centimetro quadrato di cellulosa, in altri casi permette di impilare voluminose risme sul portapacchi posteriore della bici. Scene familiari per chi si imbatte nei “pescatori” di carta. Un fenomeno non nuovo che tocca tutti i quartieri, da San Bortolo ad Araceli, da San Lazzaro a Santa Bertilla.

Sono per lo più africani e si muovono in bicicletta, da soli o in gruppo, a qualsiasi ora del giorno. Hanno con sé ampie borse da riempire e un bastone dotato di uncino. L’asta è realizzata per recuperare i rifiuti alla base della campana. Basta mirare al bersaglio, infilzarlo e il gioco è fatto. Si punta soprattutto a giornali e riviste che assicurano il miglior rapporto peso e volume. Perché il nocciolo è proprio questo: raccogliere carta straccia per raggranellare qualche quattrino. Pochi, a giudicare dai numeri che viaggiano sui binari del mercato ufficiale del riciclo della carta. Secondo quanto fa sapere Aim Ambiente, non più di 4 o 5 euro al quintale.

È del tutto evidente, però, che nel caso degli immigrati visti rovistare nei cassonetti, si è di fronte a un mercato parallelo di cui tuttavia non si conoscono i contorni. Perché se è facile comprendere come chi sottrae indumenti dalle campane gialle, lo faccia per vestire sé e la propria famiglia in situazioni di difficoltà economiche, meno immediato è capire i vantaggi legati al prelievo di carta. Dopo le operazioni di “pesca”, i protagonisti sono talvolta visti caricare il frutto delle loro ricerche su furgoni, diretti chissà dove.

Un’attività che a quanto pare non erode i guadagni della municipalizzata che attraverso un’azienda specializzata, cui è appaltata la raccolta, dalle campane riesce a recuperare 800 tonnellate di carta al mese, pari a circa 9,6 milioni di chili l’anno. Una cifra stellare che frutta ad Aim Ambiente 210 mila euro ogni 12 mesi, al netto dei costi di servizio. «Un guadagno che ci permette di contenere la tariffa dell’igiene ambientale», informano da contra’ Pedemuro San Biagio.

Il materiale finisce in una cartiera di Noale, nel Veneziano, che attraverso vari processi di selezione e raffinazione la lavora per ottenere materia prima da utilizzare per produrre libri, giornali, imballaggi e altri prodotti che attraverso i più diversi canali distributivi arrivano ai consumatori finali. Per la consegna della carta, la cartiera assegna ad Aim Ambiente un corrispettivo che va dai 4 ai 5 euro al quintale.

«I nostri volumi sono così ingenti», spiegano dall’azienda, che il fenomeno dei ladri della carta, «non incide sulla nostra attività e non sono stati segnalati decrementi, anche se tecnicamente chi porta via il contenuto dei cassonetti commette un furto perché nel momento in cui i cittadini conferiscono i rifiuti all’interno delle campane, quel materiale diventa di proprietà del Comune».

Risvolti legali a parte, il problema è tutto sociale, se è vero che l’attività non è poi così redditizia per chi ha a disposizione soltanto una bicicletta e un bastone uncinato. Anche ipotizzando che dietro a tutto questo vi sia un gruppo ben organizzato, quanto può rendere ai singoli il recupero di qualche chilo di carta al giorno? Uno di loro, di origini nigeriane, racconta la sua esperienza. Guadagna «1 euro e 50 centesimi ogni 10 chilogrammi di giornali e riviste raccolti». Riesce a raggranellare «60 euro a settimana», che a fine mese fanno un magro stipendio sì, «ma finché non trovo un altro lavoro, va bene così». Sulla destinazione finale rimane comunque il mistero. Dove finisce tutta quella carta raccolta dai cassonetti? «La portano in Ghana», taglia corto con una risposta che apre più di qualche dubbio.

A qualcuno di sicuro quella carta finisce, probabilmente per essere riciclata. In cambio di qualche manciata di euro, che fa comodo in tempi di crisi. «A preoccuparmi - commenta l’assessore alla progettazione e sostenibilità urbana Antonio Dalla Pozza - non è l’eventuale danno per le casse pubbliche, che come visto non c’è, ma che vi sia un’organizzazione che sfrutta queste persone». Disposte anche ad affrontare la pioggia e il maltempo per fare incetta di giornali e imballaggi. Come accaduto ieri per il “recuperante” nigeriano.

Laura Pilastro

Suggerimenti