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Vicenza

«Fiera in Borsa?
Il modo migliore
per valorizzarla»

L’ultima edizione di VicenzaOro January ha registrato un aumento del 5 per cento  delle presenze
L’ultima edizione di VicenzaOro January ha registrato un aumento del 5 per cento delle presenze
L’ultima edizione di VicenzaOro January ha registrato un aumento del 5 per cento  delle presenze
L’ultima edizione di VicenzaOro January ha registrato un aumento del 5 per cento delle presenze

VICENZA. La novità non è che la Fiera di Vicenza pensa alla quotazione in Borsa. Il presidente, Matteo Marzotto, è da tempo che considera l’approdo a piazza Affari fondamentale per la crescita della società di via dell’Oreficeria. La novità è che i soci, a partire da Achille Variati, titolare di oltre il 60 per cento del capitale in quanto sindaco di Vicenza e presidente della Provincia, hanno dato il via libera.

«Abbiamo dato parere favorevole all’approfondimento del progetto di quotazione - corregge Variati - perché siamo consapevoli che una realtà economica fortemente orientata ai mercati internazionali non può rimanere legata ai vincoli dei soci pubblici, fatalmente impossibilitati, per esempio, a varare programmi di investimento. Certo, il vincolo che noi poniamo è quello di mantenere a Vicenza la sede, la guida. Ma è lo stesso decreto Madia sulle partecipazioni detenute dagli enti pubblici a imporre nuovi scenari. Soprattutto quando fa riferimento a quelle società che non sono dedite alla produzione di servizi di interesse generale».

Variati è già intervenuto in consiglio comunale sollecitando nuovi progetti di aggregazione per Aim. Lo sbarco in Borsa di Fiera di Vicenza gli darebbe peraltro margini di manovra più ampi proprio perché il decreto Madia riconosce una corsia preferenziale alle società quotate.

«Ma al di là dei tempi piuttosto stretti (6 mesi dalla promulgazione della legge) previsti dal decreto Madia - aggiunge Variati - è importante offrire alla Fiera una prospettiva di sviluppo di ampio respiro. L’ingresso nel capitale di soci privati interessati allo sviluppo, magari con una successiva alleanza con un’altra realtà del settore, potrebbe fare da propulsore e garantire una completa valorizzazione».

Veramente l’idea originaria, cullata da Variati anche per Aim, era quella dell’alleanza con Verona. Le fusioni tra le due Fiere e tra le municipalizzate sarebbero state il sistema ideale per unire le forze e costituire una squadra efficiente e redditizia, al di là delle differenze politiche tra i due sindaci, con Tosi che peraltro si è ultimamente avvicinato alle posizioni renziane. «Diciamo che Verona non sembra rendersi conto dell’urgenza dei provvedimenti - commenta Variati - al punto che Veronafiere deve ancora procedere alla trasformazione in società per azioni. Noi pensiamo che non ci sia tempo da perdere e per questo andiamo avanti per la nostra strada».

Certo, se la Fiera dovesse quotarsi domani sarebbe un problema. Non per la Fiera in sè, quanto per i mercati, al momento penalizzati da un trend negativo che potrebbe ripercuotersi sulla valorizzazione. «È ovvio che non abbiamo intenzione di svendere una società che produce reddito - afferma Variati - e per questo la quotazione non sarà fatta a tutti i costi. Dovranno esserci le condizioni di mercato adeguate. La gestione di Matteo Marzotto e Corrado Facco ha licenziato un bilancio col fatturato in crescita, da 32 a 35 milioni, e con un utile. Ci sono brand come VicenzaOro che gli operatori del settore sono perfettamente in grado di valutare. Ripeto, come soci abbiamo dato l’ok al Cda di seguire questa strada. Poi convocheremo un’altra assemblea per i dettagli operativi».

L’approdo più probabile per le azioni di Fiera di Vicenza è quello del comparto che la Borsa ha riservato alle piccole e medie imprese. Ironia della sorte, questo comparto di chiama Aim, che però sta per Alternative investment market e non c’entra con la municipalizzata berica.

Marino Smiderle

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