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Vicenza

Espulso imam
di Noventa, chiamò
la figlia Jihad

La foto del profilo Facebook dell'imam
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La foto del profilo Facebook dell'imam
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VICENZA. L'imam di Noventa Vicentina, Mohammed Madad, 52 anni, marocchino, è stato espulso dall'Italia in seguito alle indagini della polizia di Vicenza su provvedimento del ministro dell’Interno per motivi di ordine pubblico e sicurezza dello Stato. Era seguito da tempo dalla Digos per il suo atteggiamento radicale, e ultimamente i suoi sermoni avevano assunto un profilo sempre più antioccidentale. Il sospetto è che potesse anche agevolare il terrorismo internazionale. 

 

«Per motivi di sicurezza dello Stato espulso dall’Italia, su mio provvedimento, imam estremista. Senza sosta. Prevenzione» il commento in un tweet del ministro dell’Interno Angelino Alfano.

 

 

L'imam è stato espulso con divieto di rientro in Italia per i prossimi 15 anni. L'accusa è di essere un sostenitore dell'Islam radicale. È alla guida del Centro di preghiera e cultura islamica "Asonna" di via delle Arti, dove è arrivato nel dicembre dello scorso anno dalla provincia di Reggio Emilia.

 

I fedeli della sua comunità al centro di preghiera di Noventa Vicentina avevano chiesto spesso all’imam espulso: «Troviamoci e parliamo delle stragi che stanno accadendo in Europa, parliamo della violenza e delle morti». Ma l’imam Mohammed Madad, oggi espulso, non ha mai accolto l’invito - secondo quanto loro stessi raccontano - e in pratica non ha mai preso le distanze dalle sparatorie e dalle bombe, dai camion e dai coltelli usati per provocare morte e distruzione. Ma il disagio di quei fedeli musulmani che giudicavano troppo radicale ed estremista la predicazione di Madad alla fine è arrivato anche alla Digos della questura e - come ha spiegato oggi il dirigente Nevio Di Vincenzo - sono partite subito delle indagini, in collabortazione con i colleghi di Reggio Emilia. 

Si è scoperto che Madad, marocchino di 52 anni, era in Italia fin dal 1990 e dopo aver lavorato in un allevamento di polli a Reggio Emilia è stato chiamato a svolgere il ruolo di imam a Noventa dal dicembre 2015 e per questo stipendiato. La sua famiglia, moglie e quattro figli, sono invece rimasti in Emilia. Una visione dell’islam radicale e intransigente, di matrice salafita, sarebbe stata fin da subito la caratteristica del predicatore. Ma le indagini della polizia avrebbero evidenziato anche un approccio educativo violento verso i minori. Nei confronti dei suoi stessi figli maschi imponeva comportamenti rigidi e intolleranti con punizioni corporali e maltrattamenti per «farli diventare dei buoni musulmani». In cambio di denaro poi, effettuava "rituali magici" per suggestionare e influenzare i vicini. E aveva chiamato una dei suoi quattro figli Jihad, come la guerra santa contro gli "infedeli". 

 

Madad è stato prelevato ieri da casa, ed è stato imbarcato alle 22.40 su un volo in partenza da Fiumicino e diretto in Marocco, dove già si era spostata sua moglie con i quattro figli al termine delle scuole. Proprio in ragione della sua sospetta pericolosità gli è stato inflitto il divieto di rientrare in Italia per i prossimi 15 anni.

 

«Il mio assistito si è difeso. Non so se, oltre a quello che c’è nel provvedimento di espulsione, il Governo abbia altre informazioni. Ma non sono state inserite nel decreto che io ritengo infondato, perché non sono contestati fatti specifici». A dirlo è Mario Faggionato, avvocato del foro di Vicenza che ha tutelato Mohammed Madad, l’imam espulso, nell’udienza davanti al giudice di pace che ha convalidato il provvedimento propedeutico all’accompagnamento in frontiera. 

Per il legale nel provvedimento si fa infatti un generico riferimento ad un progressivo processo di radicalizzazione del marocchino, ai suoi sermoni giudicati violenti e a presunti comportamenti violenti nei confronti dei figli. Per l’avvocato è facilmente ipotizzabile che l’assistito, attraverso i suoi legali reggiani, faccia ricorso contro al provvedimento di espulsione al Tar del Lazio.

 

 

 

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