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Vicenza

"Da Remo" chiude
dopo quarant'anni
«È un arrivederci»

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Mario Baratto oggi e, a sinistra, con un giovanissimo Carlo Cracco. COLORFOTO
Mario Baratto oggi e, a sinistra, con un giovanissimo Carlo Cracco. COLORFOTO
Mario Baratto oggi e, a sinistra, con un giovanissimo Carlo Cracco. COLORFOTO
Mario Baratto oggi e, a sinistra, con un giovanissimo Carlo Cracco. COLORFOTO

Il ristorante "Da Remo" in contra' Caimpenta ha chiuso i battenti domenica sera, dopo oltre quarant'anni di gestione della famiglia Baratto. Anche se si tratta di un arrivederci, in attesa del trasloco a Villa Cariolato di Bertesina (dove dormì anche Giuseppe Garibaldi, come testimonia un rosone simbolo di Palermo). Il patron Mario Baratto non nasconde l'emozione mentre sfoglia l'album dei ricordi.

«Assieme a mio fratello Giuseppe, scomparso nel 1982, rilevai il locale da Remo Fanton nel 1977. In questi anni - racconta Mario Baratto, classe 1944 - abbiamo ospitato almeno due milioni di clienti, circa 50 mila all'anno».

 

Non sono mancati i personaggi illustri. Qualche nome?

Ne potrei fare molti. Mi vengono in mente Bettino Craxi, Nilde Iotti, Giacinto Facchetti poco prima di morire, Giampiero Boniperti quando il Vicenza era in serie A. E ancora, Felice Gimondi, Marino Basso, Francesco Moser, Vittorio Adorni, Bruno Vespa in occasione del primo maggio dei giornalisti, il pittore Renato Guttuso.

 

E tra i vicentini?

I sindaci di Vicenza Giorgio Sala, Antonio Corazzin, Enrico Hüllweck ed Achille Variati, lo scrittore e priore della confraternita del Bacalà alla vicentina Virgilio Scapin. Tra i calciatori del Vicenza Paolo Rossi, Giancarlo Salvi e Luca Toni, l'attuale segretario dell'Associazione calciatori Gianni Grazioli, che mi ha fatto toccare la Coppa del mondo vinta in Spagna nel 1982 dall'Italia. Nicola Amenduni è un affezionato cliente ancora adesso. Ma sicuramente dimentico molte altre persone.

 

Infiniti gli aneddoti, ma non tutti si possono raccontare.

Il banchiere Roberto Calvi venne a cena da noi dopo un consiglio di amministrazione la sera prima di essere arrestato. In un'altra occasione, grazie a una cena nella saletta del camino con il direttore generale Biagio Agnes, scoprimmo che la Rai stava per girare uno sceneggiato su Marco Polo.

 

Episodi piccanti?

Una volta al mese, il venerdì sera, arrivavano dodici amiche, sei "vedove bianche" e 6 ancora con il marito. Una volta videro rientrare nell'appartamento di fronte un giocatore del Vicenza famoso anche per le sue prestazioni amorose: raccomandai loro di lasciarlo stare, perché la domenica ci sarebbe stata una partita importante, ma poi vidi due di loro uscire sorridenti dal cancello.

 

Sono stati molti gli amici suoi e del ristorante.

Ricordo con affetto le serate con Gaetano Fiorentino e Vincenzo Carenza, esperti senza pari di enogastronomia, e le riunioni del Rotary e dei Lions.

 

Tra i suoi allievi c'è stato anche un giovanissimo Carlo Cracco: che ricordo ha di lui?

Bellissimo, lo sento ancora. Quando invece ho consegnato a Gianfranco Vissani il mio libro autobiografico scritto con Rosanna Capuano "Non tutti gli chef sono grandi cuochi", mi ha domandato chi avesse deciso quel titolo secondo lui assurdo. Gli ho risposto che era opera mia, chiedendogli se sapeva cosa fosse la pajata. Lì per lì non ha saputo rispondermi.

 

Con chi vuole condividere questo momento?

Con i miei famigliari: i figli Gianluca ed Alver, ai quali ho passato da qualche tempo la gestione del locale assieme al nipote Danilo in cucina, con mia moglie Rina e con la cognata Floriana. Ma l'avventura riprenderà a breve, perché già domani inizieremo il trasloco a Bertesina, nella villa intitolata al garibaldino berico Domenico Cariolato acquistata dalla Provincia. Il locale si chiamerà "da Remo - Villa Cariolato". 

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