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Circoncisione fai-da-te
Il figlio di due profughi
ora è grave in ospedale

La pratica della circoncisione è diffusa in Africa, Medio Oriente e America e va fatta in ambito medico
La pratica della circoncisione è diffusa in Africa, Medio Oriente e America e va fatta in ambito medico
La pratica della circoncisione è diffusa in Africa, Medio Oriente e America e va fatta in ambito medico
La pratica della circoncisione è diffusa in Africa, Medio Oriente e America e va fatta in ambito medico

È ricoverato in un letto del reparto di chirurgia pediatrica a causa di una circoncisione casalinga che gli ha provocato delle lesioni gravissime. In un primo momento i suoi genitori, entrambi richiedenti asilo di nazionalità ghanese e ospitati in una struttura in città, non volevano neppure affidare il figlioletto di circa un anno alle cure dei medici del San Bortolo, ma poi sono stati costretti ad accompagnarlo al pronto soccorso perché le condizioni del piccolo erano peggiorate. Fortunatamente il bimbo non è in pericolo di vita, ma ha già subito un delicato intervento chirurgico per cercare di limitare i danni. Ricevuta la segnalazione dall’ospedale, la questura aprirà un’indagine.

LA CIRCONCISIONE. Sull’accaduto vige il massimo riserbo. Secondo quanto è stato possibile ricostruire, i due africani sono sbarcati sulle coste italiane la scorsa estate e il bambino è venuto alla luce poche settimane dopo. La famiglia è ospitata in un alloggio gestito dalla cooperativa Cosmo e per far circoncidere il figlio si sarebbe rivolta a un presunto medico africano, in possesso di un passaporto tedesco, che opera in provincia di Verona, su consiglio di una coppia di connazionali. Al momento, non è ancora chiaro in quale giorno della scorsa settimana sia stato effettuato il maldestro intervento né dove si trovi esattamente l’ambulatorio dello straniero che ha distrutto il pene del bimbo. I genitori non parlano una parola di italiano. Per questo motivo in ospedale hanno chiesto aiuto a un interprete. A quest’ultimo i genitori del piccolo hanno affermato di essere andati in treno nel capoluogo scaligero e di aver successivamente preso un pullman per raggiungere una località della quale, però, non ricordano più il nome.

IL RICOVERO. Padre e madre si sono accorti subito dopo l’operazione che qualcosa era andato storto e sabato sera si sono presentati al pronto soccorso del San Bortolo per chiedere aiuto, ma poi, per qualche motivo, se ne sono andati. Nelle ore successive, i due africani devono però avere avuto un ripensamento, molto probabilmente perché il piccolo si era aggravato. E così, qualche ora dopo hanno varcato di nuovo la porta dell’ospedale. Erano comunque titubanti e gli infermieri del triage hanno dovuto convincerli che era assolutamente necessario far visitare il pargolo. A quel punto, il piccolo è stato preso in consegna dai pediatri, che hanno riscontrato delle gravi lesioni al pene. Il passo successivo è stato quello di ricoverare immediatamente il paziente.

L’INTERVENTO. Ieri pomeriggio, il bambino è stato operato. L’intervento si è rivelato più complesso del normale, perché il pene era devastato. Dopo l’incisione praticata dal sedicente medico africano, molto approssimativa solo per usare un eufemismo, non erano stati praticati i punti di sutura, per cui l’organo si era staccato completamente dalla pelle. Il bambino oltre a soffrire per la ferita dolorosissima, aveva pure in corso una pericolosa infezione, che si era propagata alle vie urinarie. Lo ha operato d’urgenza la dottoressa Lorella Fasoli, aiuto di chirurgia pediatrica, sotto la supervisione del primario Fabio Chiarenza. Un lavoro paziente, lungo e meticoloso: prima un’accurata “pulizia”, poi la ricostruzione anatomica.

L’INDAGINE. In questura attendono di ricevere le cartelle cliniche, dopodiché gli investigatori della squadra mobile si metteranno al lavoro per far luce sull’inquietante vicenda. Le prime persone che verranno ascoltate saranno ovviamente i genitori del bambino africano per accertare eventuali responsabilità e per risalire all’identità del presunto medico al quale si erano rivolti nel Veronese e alla località dove riceve i propri pazienti. Anche i responsabili della cooperativa dove alloggia la famiglia verranno probabilmente ascoltati alla ricerca di elementi utili all’indagine.

Valentino Gonzato

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