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Bus, disabili discriminati
La stangata del giudice
«Adeguare mezzi e linee»

Una delle fermate Svt che impedisce l’accessibilità ai disabili, in via Fratelli Bandiera. COLORFOTO
Una delle fermate Svt che impedisce l’accessibilità ai disabili, in via Fratelli Bandiera. COLORFOTO
Una delle fermate Svt che impedisce l’accessibilità ai disabili, in via Fratelli Bandiera. COLORFOTO
Una delle fermate Svt che impedisce l’accessibilità ai disabili, in via Fratelli Bandiera. COLORFOTO

Una sentenza che deflagra ed è destinata a segnare un punto di svolta nel campo della tutela del diritto dei disabili alla mobilità. Il tribunale di Vicenza ha ordinato alla società del trasporto pubblico locale, Svt, di adeguare mezzi e linee urbane e suburbane agli utenti che viaggiano in sedia a rotelle, dettando la linea del cambiamento: in sei mesi un piano di rimozione delle barriere architettoniche, entro il 2018 l’obbligo di raggiungere la quota del 60 per cento dei mezzi “accessibili” e per il 2019 il progressivo innalzamento a 12 del numero di linee fruibili a chi ha problemi motori. La decisione è l’esito del ricorso presentato dall’associazione Luca Coscioni di Vicenza che ha avuto ragione sull’azienda, di cui il giudice ha riconosciuto «la condotta discriminatoria nei confronti delle persone disabili». Una questione che tocca anche il Comune, visto che è in capo a palazzo Trissino la responsabilità di adeguare l’altezza delle banchine stradali che permettono di utilizzare le pedane estraibili dei bus.

CAUSA VINTA. La vicenda ha inizio nel febbraio del 2016, quando l’associazione Luca Coscioni, rappresentata dagli avvocati Alessandro Gerardi e Roberto Coeli, cita in giudizio l’azienda del trasporto pubblico locale, Aim Mobilità srl (nel periodo pre-fusione con Ftv in Svt) sostenendo che gli autobus non sono accessibili alle persone con disabilità motorie. Anche attraverso due prove sul campo, i ricorrenti contestano il fatto che molti mezzi di trasporto sono sprovvisti delle pedane estraibili per le carrozzine e dei sistemi di bloccaggio delle sedie a rotelle. Inoltre, là dove le pedane esistono - continuano le accuse - i conducenti non sono in grado di azionarle oppure l’altezza delle banchine stradali non è adeguata. Ora il provvedimento firmato dal giudice Dario Morsiani pesa come un precedente importante a Vicenza e non solo. Perché la sentenza del 13 settembre «è una delle prime in Italia a riconoscere la discriminazione collettiva da parte di un’azienda di trasporto pubblico locale», osserva l’avvocato Gerardi. Nello specifico, «Né Aim Mobilità srl, né Svt srl - si legge nel dispositivo - hanno provato che, nel concreto, il servizio di trasporto pubblico è invece fruibile in autonomia dai disabili vicentini», che sono quindi in una «situazione di svantaggio».

LA CONDANNA. Il tribunale ha quindi ordinato a Svt di adottare entro sei mesi un piano di rimozione delle discriminazioni che preveda il completamento del programma di rinnovamento dei veicoli, in modo che entro la fine del 2018 almeno il 60 per cento dei mezzi in uso sia attrezzato per i disabili in sedia a rotelle. Non solo: entro quattro mesi dall’adozione del piano, l’azienda dovrà rendere fruibili almeno 4 linee della rete urbana e suburbana, «limitatamente alle fermate» che possono essere utilizzate da autobus attrezzati. Linee che entro la fine del 2018 dovranno diventare 8 e ancora 12 al 30 giugno del 2019. Svt, poi, dovrà adottare un codice di comportamento e un programma di formazione per i conducenti in modo che gli autisti siano in grado di utilizzare i dispositivi presenti nel veicolo. Anche il sito internet dell’azienda dovrà contenere le informazioni su linee e orari a misura di disabile, mentre i veicoli accessibili dovranno essere segnalati con uno speciale contrassegno. Il tribunale condanna Aim Mobilità a versare all’associazione 6 mila euro a titolo di risarcimento (le due società dovranno pagare anche le spese legali per 6.700 euro) e ordina la pubblicazione del provvedimento di condanna sulle pagine de Il Giornale di Vicenza. «Avevamo cercato di evitare il passaggio in tribunale - spiega Rosalba Trivellin, dell’associazione Luca Coscioni -, ma le nostre richieste di incontro e le diffide sono rimaste inascoltate. Questa è una vittoria significativa che restituisce rispetto a tante persone che sono state discriminate in città».

Laura Pilastro

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